“Lo Studio associato AlpVet è nato del 2015 dalla passione di medici veterinari che hanno deciso di fondere le proprie competenze su sanità e gestione della fauna selvatica (ungulati, galliformi, carnivori) maturate nell’ambito del percorso accademico e della libera professione”. Questa è l’introduzione che troviamo sul sito internet di AlpVet, studio veterinario un po’ atipico perché non è una clinica, non si occupa di animali domestici né di quelli da reddito, ma solo di fauna e prevalentemente di gestione faunistica e sanitaria degli animali selvatici. Noi di Caccia & Tiro abbiamo parlato con Roberto Viganò, socio di questa realtà che ci ha detto: “Non guardiamo il singolo individuo, ma all’interno di un’intera popolazione di una determinata specie e ci interessa tutto quello che riguarda una gestione più complessa. Parliamo delle interazioni con altri animali selvatici e anche con quelli domestici e pure della qualità dell’habitat. Siamo a stretto contatto con enti pubblici e istituti come l’Ispra, con il mondo venatorio e le sue Associazioni e con i Comprensori alpini, con Enti parco, con le università e con altri istituti zooprofilattici”. Questa realtà si occupa anche di formazione. Il primo corso è stato organizzato con la Provincia di Milano nel 2009, quando lo studio non era ancora nato, sull’abilitazione alla caccia di selezione agli ungulati e: “Da allora non ci siamo più fermati – sono sempre le parole di Viganò – negli anni abbiamo collaborato con Federcaccia Varese, Federcaccia Bergamo, Federcaccia Como e con altre Associazioni venatorie. Cerchiamo un approccio nuovo e diverso. Nei corsi che organizziamo sulle carni di selvaggina, abbiamo inserito anche esercitazioni pratiche per far meglio comprendere il punto di vista veterinario”. Lo Studio associato Alpvet in questo periodo organizza soprattutto corsi per chi vuole diventare “Persona formata”: sono coloro che dispongono di nozioni di etologia della selvaggina, di produzione e trattamento delle carni di selvaggina dopo la caccia secondo il regolamento CE n.853/2004. Ma chi sono le persone che si rivolgono allo Studio associato? “Oltre ai cacciatori – conferma Viganò -, troviamo fra i nostri banchi anche le loro signore, che vogliono imparare come gestire le carni e come trasformarle per l’autoconsumo. Per far comprendere meglio il tutto organizziamo anche degustazioni perché tutti possano capire come si è evoluto il modo di cucinare questo prodotto”. Dalla primavera l’attività di Alpvet proseguirà con le abilitazioni collettive dedicate agli ungulati, non solo al cinghiale, ma anche agli ungulati poligastrici. Si terranno poi corsi per l’abilitazione ai galliformi alpini, nuovo requisito richiesto dalla Regione Lombardia e per diventare accompagnatore e conduttore di cani da traccia. Conclude Viganò: “Le lezioni per i conduttori saranno tenute in collaborazione con istruttori e giudici esperti Enci e nelle sessioni abbiamo inserito una parte relativa al colpo e alla balistica terminale perché quando si arriva sull’anschluss, essere in possesso di nozioni di veterinaria è, secondo noi, importantissimo. Infine, stiamo collaborando all’organizzazione del quarto Congresso nazionale sulla filiera delle carni di selvaggina a Torino che si svolgerà dal 9 all’11 aprile 2025. Qui interverremo per spiegare che la qualità delle carni di selvaggina dipende dalla corretta gestione dei prelievi. Se vogliamo mangiare bene dobbiamo capire che i soggetti migliori sono i giovani e le femmine e non i maschi adulti riproduttori con i trofei più sviluppati, con conseguenti riflessi positivi anche sulle popolazioni interessate”.
Lo Studio associato AlpVet è uno studio veterinario un po’ atipico perché non è una clinica, non si occupa di animali domestici né di quelli da reddito, ma solo di fauna e prevalentemente di gestione faunistica e sanitaria degli animali selvatici – Nell’immagine: un camoscio – Foto Archivio Foti