Apriamo un capitolo molto coinvolgente che lega tutti gli esseri umani nel loro lessico quotidiano. Il problema (risolvibile) è che quando la nostra espressione diventa negativa per uno o più fatti accaduti, tutto finisce per trasformarsi in una antipatica parodia. Lo sport del tiro a volo vive spesso di momenti emozionali che ci arrivano addosso quando meno ce lo aspettiamo. Se siamo bravi ed allenati riusciamo a gestire “quei momenti”, ma quando non lo siamo che succede? Le avversative possono essere le persone, le frasi, le situazioni o le parole e tutte provocano un danno a noi stessi. Il nostro sport spesso ci avvicina, in maniera inconsapevole, a una sorta di “sciamano”, per cui dobbiamo chiudere le orecchie o tapparci la bocca per non farci coinvolgere da quanto ci sta intorno. Tutto ciò ha comunque il suo perché. Per affrontare bene le nostre competizioni abbiamo bisogno di serenità, felicità e di stare lontani dalle persone e dalle frasi negative.
LE FRASI AVVERSATIVE
Ti riassumo allora quelle che sono le parole avversative, eccone alcune: no, non, ma, tuttavia, però, al contrario, peraltro, ciò nonostante, pure, eppure, anzi, bensì, piuttosto, invece, nonostante, ecc. ecc. Quando cominciamo a costruire le nostre frasi usando alcune di queste parole, stiamo già mettendo in dubbio la riuscita della nostra gara. Si costruiscono spesso frasi che alzano il sipario sugli innumerevoli alibi che dovranno coprire una nostra performance scadente. Questo succede perché la nostra mente recepisce un messaggio negativo e a sua volta ne scaturisce un pensiero negativo. È come una scala di Maslow al contrario, porta in maniera dissennata a compiere una o più azioni molto poco efficaci. Noi siamo i primi… giudici di noi stessi e lo facciamo senza considerare che tale comportamento sarà deleterio per il risultato finale della gara. Entriamo nel loop fallimentare dell’azione e la situazione, spesso, ci scappa di mano. Diventiamo molto severi con noi stessi, al limite del masochismo e in un attimo tutto finisce non vedendo l’ora di riporre la nostra arma per tornare verso casa. Ti elenco alcune frasi avversative che ci vedono protagonisti nel momento “noir” della nostra competizione, ne faccio un piccolo elenco dopodiché passiamo all’allenamento per trovare la nostra felicità: “Oggi non prendo in un pagliaio”; “Non è proprio la giornata ideale”; “Eppure credevo di essere in forma”; “Nonostante mi sia allenato molto, non riesco ad entrare in gara”… Dobbiamo stare lontani da questo interloquire con noi stessi a mo’ di disfattismo totalitario e ci dobbiamo allontanare anche da quelle persone che sono sempre negative in tutto e per tutto. L’atleta ha bisogno di stare leggero nei pensieri, nei comportamenti e nei modi di fare. Il coaching ti offre l’allenamento giusto, costante, evolutivo e mirato per costruire dentro di noi una corazza impenetrabile che risulterà vincente, sempre! Vediamo intanto come poter allenare i nostri pensieri a ricercare quotidianamente quello spazio di felicità, che sembra diventata una parola tabù agli occhi e alle orecchie di tante, troppe persone.
L’ALLENAMENTO GIUSTO
Avere sempre il coraggio di scegliere cosa fare, dove andare e con chi andarci, scegliendo, se necessario, quelle persone che ti danno la carica, persone per te energizzanti. Allontana sempre quelle persone che influiscono in maniera negativa sul tuo umore e che sono contrarie al tuo modo di vedere e vivere la vita e la competizione.
Fai sempre ciò che ti senti di fare, fidati del tuo istinto, aumenta la tua consapevolezza per cadere il meno possibile in errore e poi entra in azione. Ricordati che ogni “problema” che si presenta ha, accanto a sé, la sua soluzione, dissociati e cambia il tuo punto di vista fino a che non appare magicamente la soluzione, non avere mai paura delle tue azioni. A volte perdere troppo tempo a pensare ti fa sfuggire il presente e non riesci mai a vivere serenamente il “qui e ora”. Torna in modalità azione e impara ad uscire dagli schemi, vincerai sempre. Spesso, oltre alla paura di sbagliare, esiste quello che desideri raggiungere con tutte le tue forze: alza l’asticella dell’attenzione e supera l’ostacolo, scoprirai mondi sconosciuti e sorridi sempre. Un percorso di coaching ad alcuni può sembrare un percorso dove si rischia di diventare persone egoiste, non è così: volersi bene e migliorare il nostro atteggiamento non farà altro che darci la possibilità di diffondere benessere e felicità a noi e a tutto quello che è il nostro contorno familiare, lavorativo, sportivo e sociale. Apri le tue giornate con il sorriso, il saluto e la cordialità verso gli altri, apriti al mondo ed entra nell’ascolto attivo senza giudizio o pregiudizio. Organizza per almeno 2 volte a settimana la “giornata dedicata al sì”. Ribalta le abitudini e inseriscine di nuove, togli la parola “no”, fai una prova di almeno 48 ore e coinvolgi nel gioco anche chi ti sta vicino, le giornate prenderanno la giusta piega.
CONCLUSIONI
Abbiamo sicuramente percepito l’importanza del nostro atteggiamento mentale sulla riuscita delle nostre gare. La cosa che dobbiamo riuscire a fare è quella di non cascare mai nel tranello del “non ce la faccio”, ma riuscire, in ogni caso, a vedere sempre e dico sempre il bicchiere mezzo pieno. Il “danno delle avversative” è pronto dietro l’angolo a travolgerci. AlimentaLaMente!
Tratto da “Il danno delle avversative”, di Giorgio Fabris, Caccia & Tiro 04/2025.