SE SEI STRESSATO, DIVERTITI

Lo stress spesso gioca brutti scherzi, nel momento in cui dobbiamo scendere in gara: ci sentiamo “strani”, ma questa stranezza è solo un fattore stressogeno. Vediamo insieme da dove proviene, cercando di tracciare la strada per non venirne travolti. “Sono così stressato”… lo sentiamo pronunciare almeno dozzine di volte al giorno. Viene detto in tutte le lingue, in ogni parte del mondo. Ci preoccupiamo degli incendi, dei terremoti, delle alluvioni, del prezzo della benzina, della nostra sopravvivenza economica, del lavoro sempre più a rischio, dei licenziamenti senza giusta causa, della guerra, della pandemia e chi più ne ha più ne metta… Se avevate deciso di preoccuparvi avete scelto il secolo giusto! Che tutti siano assillati da fattori stressogeni è evidente nella maggior parte dei casi, i messaggi mediatici arrivano in maniera costante e invasiva nelle nostre case, è un assillo continuo e la televisione (odio/amore) ne è una portatrice sana. Non allungo l’elenco altrimenti non finirei mai! Tutto quanto ci si rivolta contro se non riusciamo ad arginare in maniera decisa e metodica questa negatività che viviamo nel quotidiano, anche perché lo stress si nutre di altro stress e diventa un cane che si morde la coda. Più siamo stressati e più anche le piccolezze faranno in modo da farci perdere il nostro proverbiale aplomb inglese. Vivere sotto stress ci toglie lucidità e serenità e anche la voglia di fare le cose che il concetto del coaching ritiene fondamentale per il nostro cambiamento e miglioramento. William James, psicologo e filosofo statunitense di origini irlandesi, diceva che “la migliore arma contro lo stress è la nostra capacità di scegliere un pensiero positivo anziché uno negativo”. Bravo William e noi faremo proprio così.

POI CI TROVIAMO IN GARA E…
Ci sono sportivi bravi, anzi bravissimi che hanno un comportamento lineare ed equilibrato durante la gara, ma quando si avvicinano alla finale c’è qualcosa che improvvisamente si interrompe, perché? Analisti del comportamento e scienziati hanno evidenziato che l’avvicinarsi di una finale valevole per una medaglia importante, vedi Olimpiadi o Mondiali, crea un alto fattore di stress, quindi la nostra testa non riesce più ad avere un comportamento omogeneo rispetto alla competizione. Personalmente e dopo aver analizzato diversi atleti di varie discipline, tiro a volo compreso, mi sono reso conto del perché un atleta forte di fronte ad una finale “crolla”.

Si cambia umore, si diventa più seri e non si ha più voglia di sorridere, ecco l’errore. Perdiamo la voglia di divertirsi, mentre è la carta vincente, ma in quel momento non siamo più capaci di fare l’auto-diagnosi del nostro comportamento e si crea un “buco nero”. Al nostro (diciamo così) risveglio ci accorgeremo che la realtà diventa immediatamente cruda. Gli sport ad alta concentrazione come il tiro a volo, necessitano di un equilibrio di base e, una volta arrivati alle finali, si deve evitare di cambiare atteggiamento: perseverare nel divertimento ci serve a non cambiare il nostro andamento. Se non cambiamo atteggiamento non andremo incontro a quello “squilibrio” che ci può riservare brutte sorprese. Riuscendo a mantenere questo equilibrio, come per magia avanzeremo in finale senza neanche accorgercene, il perché è presto spiegato, ci stiamo divertendo. Per divertimento intendo riuscire a non crearci quei conflitti interni che in maniera irreversibile ci fanno considerare il negativo come positivo e viceversa, come diceva lo psicologo William James.

PERCHÉ IL COACHING
Il coaching corre in aiuto per la ricerca dell’equilibrio personale. Un accurato percorso comprende anche l’interpretazione delle varie fasi di avvicinamento alle finali, indipendentemente dallo sport praticato. In questo caso la consapevolezza reale della nostra forma in essere darà la giusta idea di come dovremmo comportarci in queste fasi. È chiaro che quando riusciamo a togliere la pressione dall’evento che stiamo affrontando, la nostra performance tornerà immediatamente in linea con il comportamento che abbiamo avuto in gara. Ci sono segreti in tutto questo? Sì e no. Sì, perché è chiaro che dobbiamo essere sufficientemente allenati a “giocare” con le nostre emozioni, a comandarle dirigendole verso il pensiero positivo e questo comporta allenarsi, allenarsi, allenarsi… Il no è riferito al fatto che alla fine non sono segreti, ma solo la giusta volontà di voler raggiungere un risultato senza farci sfiorare minimamente da quanto di negativo ci accade intorno. La differenza tra chi vince e chi ci arriva spesso vicino senza mai salire sul gradino più alto del podio, dipende dal grado di determinazione con cui affrontiamo le gare e dal volgere al positivo qualsiasi pensiero affolla la nostra mente. Ecco dove il coaching è funzionale, proprio nell’apprendimento della mentalità da campione, dove diamo peso e importanza al nostro valore di persone e di sportivi. La nostra unicità ci permetterà di fare la differenza con i nostri antagonisti: dobbiamo essere in grado di perfezionare in modo costante la nostra performance, di riuscire a tenere lontano lo stress e lo possiamo fare solo con il lavoro e l’applicazione continua. Così ci creiamo quegli strumenti che ci serviranno per poter accettare l’arrivo dello stress, ma allo stesso tempo avremo assunto la consapevolezza e gli strumenti idonei per poterlo soffocare, rispedendolo fuori dalle nostre memorie. Siamo esseri umani, quindi sottoposti a qualsiasi cambiamento anche improvviso che ci cambia l’umore e ci getta in una situazione di disagio, togliendoci la serenità, ma proprio perché siamo esseri umani dobbiamo capire che dalla nostra parte abbiamo fra le nostre potenzialità quella giusta da usare alla bisogna. Allo stesso tempo capiamo che per arrivare a certi livelli, rimanerci e imparare a vincere, dovremo sfruttare tutto quelle che sono le nostre “skills”, per questo è richiesta un’attività specifica che è quella dell’azione. Sì, senza la voglia di agire la nostra strada sarà sempre contornata da ombre molto poco benefiche per arrivare a raggiungere la performance plus.

LO STRESS
Lo stress farà sempre parte della nostra vita quotidiana, come ho già accennato. Sappiamo però che possiamo combatterlo con i giusti metodi. Il pensiero positivo per gli agonisti è quello di essere sicuri che “quello che facciamo ci renderà vincenti”, dobbiamo crederlo fin dalla mattina, quando apriamo gli occhi. Non voglio farlo io perché esula dalle mie competenze, ma andate a leggere che tipo di patologie può provocare lo stress, specialmente se diventa cronico. Potete combattere questa paura adesso che sapete che c’è un sistema, che esistono gli strumenti giusti per riuscire a non farsi ingabbiare da questa “bestia nera” chiamata stress. Dobbiamo e vogliamo imparare a vincere, quindi non dobbiamo precluderci nessuna soluzione che troveremo lungo la nostra strada dell’apprendimento. Usiamo le nostre potenzialità e soprattutto non perdiamo mai di vista il divertimento in quello che facciamo, il sorriso e la ricerca del benessere in qualsiasi circostanza. Lo stress avrà paura di noi. Grow!


Tratto da “Se sei stressato, divertiti”, di Giorgio Fabris, Caccia & Tiro 11/2023.


Dobbiamo e vogliamo imparare a vincere, quindi non dobbiamo precluderci nessuna soluzione che troveremo lungo la nostra strada dell’apprendimento.


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