UN MANUALE DI APPLICAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE NAZIONALE DELL’ALLODOLA REALIZZATO DALL’UFFICIO STUDI E RICERCHE FEDERCACCIA

Sul sito della Federazione italiana della caccia leggiamo: “L’approvazione dei piani di gestione per le specie in declino da parte della Conferenza Stato Regioni, stabilisce che le azioni prioritarie da realizzare siano i miglioramenti degli habitat (…). Federcaccia crede fermamente che il mondo venatorio debba diventare il principale protagonista della realizzazione di questi miglioramenti, in particolare gli Atc e i Ca per i quali intervenire sugli habitat è un compito assegnato dalla legge 157/92”. Ecco perché l’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia ha pensato di realizzare una serie di vademecum: si comincia con quello sull’allodola (Alauda avensis), che servono ad aiutare nell’applicazione dei Piani di gestione proprio gli Ambiti territoriali di caccia e i Comprensori alpini. Come dice il titolo, è un vero e proprio Manuale di applicazione del Piano di gestione nazionale di questa specie (Piano di Gestione nazionale dell’allodola 2017), che spiega anche come lo stato dell’allodola sia abbastanza preoccupante in tutta Europa, perché dal 1980 al 2014 ha fatto registrare un decremento del 55%. In Italia la situazione è un po’ più stabile, anche se, pure da noi, la fase negativa è cominciata negli anni ’80 ed è andata avanti dal 2000 al 2023, con dati un po’ meno allarmanti se paragonati a quelli del resto d’Europa.
Nello studio vengono presi in considerazione tutti i fattori negativi che minacciano l’allodola e non possiamo non citare l’agricoltura intensiva che si porta dietro la limitata eterogeneità delle colture agricole, la gestione intensiva delle praterie e dei pascoli, l’utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti e la scarsa copertura del suolo. Anche il progressivo spopolamento delle aree agricole. con il conseguente abbandono dei terreni coltivati in alcune aree più difficili, ha permesso alla vegetazione di costruire un habitat favorevole ad altri animali, ma non a questa specie. Invece, l’impatto venatorio sulla specie non è ancora noto, perché non ci sono i dati relativi ai tesserini venatori di tutte le regioni, e fra gli obiettivi c’è anche un monitoraggio più accurato, affinché ci si possa basare su evidenze scientifiche. Con questo vademecum Federcaccia, tramite l’Ufficio Studi e Ricerche, auspica una efficiente raccolta dati che possa trasformarsi in un’attenta analisi e suggerisce poi le azioni che possano tutelare e incrementare la specie. Per la tutela dell’allodola servirebbero interventi mirati e “allargati” che riguardassero una grandefettadi territorio. Proprio per questo nel Piano di Gestione nazionale vengono indicati quali miglioramenti apportare negli habitat e negli agro-ecosistemi. Ad esempio, si suggerisce di trasformare l’agricoltura da tradizionale a biologica perché incoraggia l’alternanza delle coltivazioni e di conseguenza la biodiversità. E a proposito di questo, ricordiamo che la Comunità Europea promuove le politiche green” con incentivi attraverso diversi progetti. I diretti interessati (Atc e Ca) potranno prediligere le aziende bio” che pianteranno colture favorevoli degli habitat più adatti, come la conservazione delle stoppie per tutto l’anno in alcuni terreni. Ma sarà complicato adottare una corretta rotazione delle colture perché le aziende rispondono a Piani diversi, eppure è possibile sostenere le zone dove le monocolture sono più intensive, attraverso finanziamenti perché vengano favorite le fasce inerbite. Ovviamente l’Ufficio Studi e Ricerche Fidc è a disposizione delle strutture interessate che volessero collaborare per la realizzazione di interventi ambientali che possano favorire l’habitat dell’allodola.

(Fonte: Ufficio Studi e Ricerche Fidc)

Manuale di applicazione del Piano di gestione nazionale dell’allodola – Testo completo


Con il vademecum sull’allodola Federcaccia, tramite l’Ufficio Studi e Ricerche, auspica una efficiente raccolta dati che possa trasformarsi in un’attenta analisi, suggerendo le azioni che possano tutelare e incrementare la specie – Foto Milko Marchetti


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