Le operazioni di presidio e sorveglianza del territorio condotte durante il periodo pandemico da gruppi di cacciatori negli appostamenti fissi per la caccia agli acquatici si sono rivelate preziose nella raccolta dati per identificare, prima che provocassero ripercussioni sugli allevamenti, le infezioni che possono colpire l’avifauna migratrice. Come nel caso dell’aviaria: nel corso del 2022 tra le varie parti interessate sono state infatti programmate delle riunioni, che hanno coinvolto il Ministero della Salute, la Federcaccia e gli operatori del Centro di Referenza Nazionale per l’influenza aviaria nella messa a regime di un valido strumento di sorveglianza sanitaria nazionale. Una sorta di centralina d’allarme precoce. Considerando proprio quanto il virus stia ancora circolando, si conferma quantomai indispensabile la sorveglianza negli anatidi soggetti a prelievo venatorio. Le Regioni sono state quindi autorizzate ad usare volatili da richiamo degli Ordini Caradriformi e Anseriformi, a patto che siano già state attivate delle specifiche azioni di sorveglianza per rintracciare il virus dell’aviaria nei soggetti abbattuti. Con un’attenzione particolare ai monitoraggi da effettuare negli allevamenti intensivi collocati nei pressi degli appostamenti fissi. A fronte di questa linea operativa ministeriale, nelle prime settimane del mese di ottobre i cacciatori sono stati in grado di produrre centinaia di campioni. A testimonianza di come il mondo venatorio può – e deve essere sempre più ritenuto – una risorsa importante anche nell’identificazione precoce e nella gestione di un rischio sanitario.
La sorveglianza attiva e la raccolta campioni attuate anche dal mondo venatorio risultano di grande importanza nella prevenzione e diffusione di malattie infettive come l’influenza aviaria.