COME SI REINTRODUCE LA STARNA ITALICA: I RISULTATI DEL PROGETTO LIFE PERDIX

Dopo sei anni di lavori è giunto alla conclusione (ma non finirà qui perché si proseguirà) il Progetto Life Perdix, grazie al quale sono stati prima selezionati geneticamente e poi reintrodotti individui di starna italica all’interno della Zps Valle del Mezzano (Fe). Questi esemplari hanno formato una colonia stabile e che si riproduce. Nello scorso fine settimana all’Ecomuseo della Bonifica di Marozzo-Lagosanto (sempre in provincia di Ferrara) si è svolto l’evento finale dedicato al progetto in questione: due giorni di lavori dal titolo Gestione della specie e reintroduzione della starna italica nella Zps Valle del Mezzano, organizzati da Ispra in collaborazione con tutti i partner del Life Perdix che sono i Carabinieri, la Federazione italiana della caccia, la Federation Nationale des Chasseurs, l’Enci, Legambiente e il Parco del Delta del Po. Durante il fine settimana sono state confrontate anche le diverse esperienze europee sulla specie.

Erano dunque coinvolti numerosi enti e associazioni e Federcaccia è stata ovviamente uno degli attori principali dell’iniziativa. Le esperienze del progetto sono state condensate in una pubblicazione, realizzata da Davide Senserini e da Daniel Tramontana dell’Ufficio Studi e Ricerche Fidc, presentata da Senserini durante la due giorni di lavori di Ferrara. “Le nostre esperienze per una buona pratica di gestione della starna italica -parla Senserini – sono raccolte in questo vero e proprio manuale tecnico-pratico all’interno del quale abbiamo pubblicato una serie di punti generali sulla sistematica della specie e abbiamo descritto nel dettaglio la sottospecie italica. Il tutto corredato da materiale fotografico inedito raccolto nel corso del progetto. C’è una parte dedicata alla biologia della riproduzione e poi un focus sulla starna italica con riferimento preciso alla caratterizzazione morfologica fatta in allevamento. Abbiamo anche descritto il modo di allevare per fornire indicazioni a chi volesse intraprendere la strada della reintroduzione della specie. Dobbiamo anche dire che il percorso è molto simile anche per altri galliformi. Un capitolo importante è quello dedicato alla reintroduzione in natura: ad esempio, abbiamo fornito ai pulcini larve di mosca soldato. Il problema più grosso è, però, la predazione: per questo abbiamo utilizzato i recinti elettrificati”. Tutto è basato sull’esperienza diretta: “Abbiamo condotto esperimenti – prosegue Senserini – sulla base delle nostre esperienze. Importante è il capitolo dedicato alla gestione ambientale e al sostegno delle popolazioni attraverso il foraggiamento supplementare in inverno. E a questo proposito abbiamo aggiunto consigli su come fornire il foraggiamento in diverse condizioni ambientali e faunistiche. Al Mezzano, ad esempio, abbiamo utilizzato una mangiatoia non protetta perché non ci sono cinghiali, tassi e gli istrici sono decisamente pochi. Non ci sono animali che possano attaccare e distruggere nostri siti di foraggiamento. Abbiamo registrato un problema con le nutrie, e per questo in altri contesti potrebbe essere utile usare rete elettrosaldata con maglie di dimensioni adeguate per far passare la starna e tenere lontani altri animali soprattutto i cinghiali”.

Un capitolo a parte è riservato al controllo dei predatori:Abbiamo inserito indicazioni sulle modalità di controllo utilizzate e utilizzabili in Italia anche sulla base dei pareri Ispra prodotti nella varie regioni per i corvidi  (con l’utilizzo di gabbie Larsen) e, in alcuni casi, con abbattimenti anche attraverso lo sparo – conclude Senserini – Infine c’è la parte dedicata al monitoraggio della specie con la descrizione delle tecniche utilizzate al Mezzano e con le conclusioni. Sappiamo che ogni ambiente avrà le sue peculiarità, ma l’impalcatura descritta è un’indicazione su come operare”.


Davide Senserini, dell’Ufficio Studi e Ricerche Federcaccia, durante l’evento finale “Gestione della specie e reintroduzione della starna italica nella Zps Valle del Mezzano”, all’Ecomuseo della Bonifica di Marozzo-Lagosanto (Fe) – Foto Ispra


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