La rivista “Animals” ha da poco pubblicato un articolo sull’emergenza avvenuta all’interno del Parco regionale del Delta del Po Emilia-Romagna nel 2019, quando in Valle Mandriole, conosciuta anche come Valle della Canna, furono trovati diversi uccelli senza vita e dalle successive analisi effettuate nelle strutture dell’Ispra è emerso che erano affetti da botulismo aviario. La pubblicazione è stata curata dai tecnici dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che si sono avvalsi dell’aiuto di esperti in veterinaria e biologia del Comune di Ravenna, dell’Ausl Emilia-Romagna e dell’Izsler (Istituto zooprofilattico aperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna). Nell’articolo viene analizzata la situazione cronologica degli avvenimenti che hanno portato alla scoperta di questa emergenza e alle soluzioni scelte per risolverla e per evitare che, a causa di condizioni favorevoli, possa ripresentarsi anche a distanza di anni. Il botulismo aviario è provocato dalle tossine rilevate all’interno delle larve di mosche carnarie (Calliphoridae. Sarcophaga sp) che si possono sviluppare anche nel fango e nelle acque stagnanti, ambienti all’interno dei quali trovano condizioni favorevoli. Fra le prime azioni intraprese per arginare la situazione del 2019, furono raccolte le carcasse degli uccelli colpiti dall’infezione e catturati i soggetti intossicati che erano ancora vivi. La rapidità dell’azione evitò che la situazione andasse a peggiorare rapidamente con conseguenze difficilmente immaginabili. Successivamente l’intervento si concentrò sulla gestione delle acque nelle zone interessate, che furono asciugate con interventi di disseccamento per evitare che altre specie di volatili andassero a posarsi in quei territori. Gli interventi funzionarono e la situazione si normalizzò grazie all’intervento di diversi partner: Comune di Ravenna, Ente Parco del Delta del Po, Ausl della Romagna e Regione Emilia-Romagna.
Una garzetta nel Parco del Delta del Po – Foto Vanni Lazzari, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons