Mi appresto a scrivere queste note proprio nel momento in cui si sono concluse le due intense giornate dell’Assemblea di medio termine dell’Issf che abbiamo celebrato nella sede del Coni a Roma: in due luoghi iconici come la Sala giunta e il Salone d’onore. La scelta di ospitare in Italia questo importante momento di confronto e di verifica del massimo organismo mondiale del tiro ha avuto indiscutibilmente un valore simbolico. Nell’imminenza del compimento del primo centenario di attività della Federazione italiana tiro a volo – che ricorrerà nell’agosto del 2026 – il nostro Paese si riconferma crocevia della storia planetaria degli sport del tiro. Sono certamente i tanti successi conseguiti dagli atleti e dalle atlete del tiro a volo e del tiro a segno d’Italia nella storia olimpica a consolidare quel ruolo, ma intervengono anche le tante innovative intuizioni a livello organizzativo che ad esempio la Fitav ha promosso negli ultimi decenni a confermare quanto il nostro Paese abbia rappresentato il laboratorio avanzato per una progettualità che è stata appunto poi accolta da molte altre Federazioni nazionali e dai consessi internazionali. Il presidente del Coni, l’amico Giovanni Malagò, è intervenuto personalmente all’Assemblea dell’Issf nel duplice ruolo di massimo dirigente dello sport italiano e di membro Cio per sottolineare il ruolo centrale degli sport del tiro nel panorama olimpico e un altro contributo energico alla nostra causa l’ha voluto trasmettere con un proprio messaggio anche il presidente del Cio Thomas Bach. In questi anni recenti abbiamo attraversato un’epoca (con il pragmatismo che mi contraddistingue vorrei perfino dire che quell’epoca la stiamo ancora attraversando) in cui sono state esercitate spinte per escludere le discipline del tiro a volo e del tiro a segno dal programma delle Olimpiadi o quantomeno per ridurre il ruolo di quegli eventi nell’appuntamento quadriennale. E questo è avvenuto e avviene nonostante che, come ho sostenuto più volte appunto in tanti consessi internazionali, lo stesso Pierre De Coubertin fosse un appassionato tiratore e nonostante che appunto le discipline del tiro siano state pratiche incluse nel programma a cinque cerchi fino dal debutto dei Giochi moderni del 1896.
L’Italia è sempre stata in prima fila nel sostegno della presenza delle discipline del tiro alle Olimpiadi e questa funzione preziosissima che abbiamo saputo svolgere a livello internazionale oggi ci viene di fatto riconosciuta con gratitudine dai rappresentanti e dalle rappresentanti di tutte quelle istituzioni nazionali del mondo che coordinano nei rispettivi Paesi l’attività del tiro. Ho sempre sostenuto che nello sport attivo non si capitalizza niente e ogni atleta sa bene infatti che ogni appuntamento agonistico, a prescindere dai risultati ottenuti in precedenza, è sempre una pagina nuova da scrivere. Un po’ diversa la situazione invece quando si parla di ruolo nella storia sportiva mondiale. In questo ambito l’Italia del tiro ha saputo costruire un patrimonio di stima e di considerazione che oggi possiamo profondere proprio in favore delle nostre discipline e che ci permette legittimamente quantomeno di interpretare la funzione di portavoce della volontà collettiva del mondo del tiro. E appunto proprio come Italia del tiro continueremo a svolgere energicamente quel ruolo nel prossimo futuro per tutelare la storia e la tradizione del nostro sport e soprattutto per far crescere a livello internazionale la popolarità delle nostre discipline.
“Linea di tiro”, di Luciano Rossi, Caccia & Tiro 122024 – 01/2025.
L’intervento di Luciano Rossi all’Assemblea Issf di Roma – Foto Issf