Nonostante il blocco forzato del gennaio 2021 che ne ha impedito in numerose aree il regolare svolgimento, ad inizio 2022 sono ricominciati con grande alacrità sul territorio nazionale i censimenti legati alla fauna acquatica svernante. Censimenti sempre effettuati in base alle regole dettate alla pandemia tuttora in corso e limitati dalla defezione di una serie di rilevatori, impossibilitati a partecipare. Le attività sono state portate avanti in quasi tutte le zone interessate, tra l’altro con condizioni atmosferiche decisamente “avverse”, caratterizzate da fitte nebbie e da foschie. I censimenti si sono avvalsi ancora una volta della preziosa collaborazione di ornitologi e birdwatchers volontari, provvisti di un regolare patentino ottenuto a seguito di un esame sostenuto presso l’ISPRA, e di numerosi esponenti del mondo venatorio appartenenti all’Associazione Cacciatori Migratori Acquatici (ACMA), sia con rilevatori ufficiali che con personale di supporto, che ha messo a disposizione imbarcazioni e mezzi in grado di coprire adeguatamente tutti gli areali oggetto dell’indagine.
Relativamente a questi “censimenti svernanti”, una premessa è d’obbligo: è lungo la costa adriatica del Nord Est d’Italia che si concentrano maggiormente le specie di avifauna acquatica, per quanto nel resto del territorio ci sono degli habitat ugualmente interessati alla sosta invernale. Un cospicuo numero di tali specie è rilevabile anche in certe aree a gestione venatoria e in aziende faunistiche, a testimonianza di come, grazie a queste realtà così attive sul territorio, l’ambiente e la biodiversità vengano preservati. Qualche dato a supporto dell’entità dei rilevamenti e dell’importanza di queste zone, è stato fornito da un comunicato congiunto emesso dalla Federcaccia, dall’ACMA e dall’Ufficio Studi e Ricerche faunistiche ed Agro-ambientali FIDC: “Nelle lagune di Venezia e Caorle, nel quinquennio 2016/2020, mediamente sono stati censiti come svernanti oltre 500.000 acquatici, tra cui quasi 200.000 alzavole, 15.000 moriglioni circa, 10.000 oche lombardelle, oltre 60.000 germani reali, quasi 20.000 codoni, oltre 30.000 volpoche e quasi 30.000 folaghe (Basso, 2020). Numeri importanti che, per queste specie e altre raggiungono la soglia prevista dalla per la conservazione delle zone umide”.
La grande conoscenza che i cacciatori hanno del territorio è quantomai preziosa nel trovare e conteggiare le presenze degli acquatici, dato che spesso i rilevatori preposti a questo ruolo provengono da altre zone e non hanno un’approfondita conoscenza delle rimesse diurne degli uccelli – Foto Archivio ACMA