Da tempo l’Enci valorizza il ruolo del cane come strumento strategicamente efficace per la raccolta dei dati delle specie di interesse gestionale e conservazionistico. Esistono manifestazioni cinotecniche ideate proprio per testare i cani da ferma (e non solo), che rappresentano un momento di monitoraggio e alle quali partecipano “monitoratori abilitati”.
Queste manifestazioni sono parte di un progetto presentato da Enci nel 2017 e che prevedeva un accordo siglato con Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), finalizzato alla costituzione di una banca dati faunistica, al miglioramento delle prove cinotecniche e all’individuazione dei territori idonei per la realizzarle.
Obiettivo del progetto l’individuazione di percorsi formativi e di prove specifiche, per selezionare ed abilitare unità cinofile ai fini della gestione faunistica. L’Ente ha anche definito una specie di “brevetto” da rilasciare ai soggetti che risultano idonei. Il percorso prevede corsi specialistici e prove finali.
“La prova – scrive Marco Ragatzu su Caccia & Tiro – costituisce l’esame finale dopo la frequenza obbligatoria di corsi specialistici approvati dall’Ispra da parte degli aspiranti monitoratori, durante la quale vengono verificate le qualità naturali ed il livello di addestramento dei soggetti presentati, l’efficacia sul terreno con dimostrazione di azione utile e funzionale allo scopo per cui lo stesso brevetto viene rilasciato, il livello di equilibrio psichico e di ubbidienza dei cani, con conseguente, in caso di esito positivo, abilitazione dell’unità cinofila”. Per saperne di più vi invitiamo a leggere l’articolo di Ragatzu “Test finale per unità cinofile” (Caccia & Tiro 4/2020).