Ogni Assemblea, ordinaria o straordinaria che sia, rappresenta il momento più alto di ogni Associazione: l’occasione democratica per decidere i percorsi da intraprendere e le strategie migliori da perseguire per raggiungere obiettivi condivisi.
Quest’anno, come potrete leggere nelle pagine di questo nostro inserto, la Fidasc ha celebrato la sua 8ª Assemblea ordinaria elettiva e la 9ª straordinaria: due appuntamenti fondamentali per gettare le basi di un futuro ancora più entusiasmante, ma anche più impegnativo, viste le innumerevoli innovazioni di carattere organizzativo ed economico introdotte dalle modifiche, spesso farraginose, che sono ancora in atto. Modifiche che, purtroppo, non sono certo piacevoli e che, in alcuni casi, come il paventato pagamento dell’affitto dei nostri uffici e dei vari servizi, rischiano di mettere seriamente in crisi l’attività di tante piccole e medie Federazioni come la nostra. Se il quadriennio appena trascorso è stato un periodo già molto difficile, quello che è appena iniziato si annuncia ancora più complesso e quindi dobbiamo prepararci ad affrontarlo con il massimo impegno e con una collaborazione assoluta da parte delle presidenze regionali e provinciali che dovranno costituire i veri gangli propositivi e organizzativi della Federazione. La mia riconferma alla guida della Fidasc – della quale sono comprensibilmente orgoglioso e riconoscente – oltre a certificare la bontà del lavoro compiuto dai Consigli federali che mi hanno affiancato e supportato nel corso dei cicli olimpici trascorsi, rappresenta il legame indissolubile fra un passato straordinariamente ricco di successi e un futuro che si annuncia particolarmente impegnativo. Mentre ringrazio, doverosamente e con affetto, dirigenti di fondamentale importanza come Domenico Coradeschi che, peraltro, continuerà nel suo impegno internazionale in seno alla Fci, ritengo importante sottolineare che la Fidasc ripartirà proprio da quella sostanziale innovazione che l’Assemblea straordinaria ha deliberato all’unanimità e che va diffusa e assimilata. Mi riferisco, ovviamente, al tanto atteso cambiamento della nostra denominazione che, pur non modificando l’ormai riconosciuto e stimato acronimo (F.i.d.a.s.c.) trasforma, in maniera sicuramente più corretta e comprensibile, la “c” finale di caccia con l’iniziale, ben più esplicativa e giusta di cinofilia. Un cambiamento che non è solo formale ma che era ormai diventato indispensabile in quanto il termine caccia, oltre ad essere riduttivo, veniva strumentalizzato e si prestava a interpretazioni imprecise e troppo spesso perfino negative. Ovviamente, tengo a ribadire con la massima fermezza che nessuno di noi intende rinnegare le origini culturali di molte delle nostre specialità, anzi ne siamo oltremodo fieri, ma era giusto attribuire il legittimo valore a quella disciplina che, insieme al tiro, costituisce la spina dorsale della nostra attività sportiva.
Ora il nuovo acronimo (Fidasc) cambia dal punto di vista grafico solo per l’assenza dei puntini, ma quella che è fondamentale è la sostituzione della parola finale che identifica in maniera chiara e giusta la nostra disciplina “onnicomprensiva” di tutte – e sottolineo tutte – le innumerevoli specialità sportive (oltre 20) praticabili dal binomio atletico che anni fa abbiamo identificato con il nome suggestivo di “Atleta a sei zampe”. Sei zampe che diventano ben più numerose allorché l’attività sportiva viene praticata con l’ausilio di più cani come, ad esempio, il segugismo con le mute o le affascinanti competizioni con i cani da slitta, sia su neve che su terra. Tutto questo variegato e meraviglioso fervore sportivo cinofilo, che da anni non è più solamente “venatorio”, è ormai totalmente e saldamente targato Fidasc e si tratta di un legame fondato su criteri rigorosamente scientifici e sul massimo rispetto per la salute e il benessere dei nostri amici.
“A caccia di sport”, di Felice Buglione, Caccia & Tiro 04/2025.