Guai a considerare lo sport solo e banalmente un divertimento, un passatempo o, peggio ancora, un business. Uno di quegli affari che richiedono investimenti – si pensi, ad esempio, agli stadi o agli stipendi stratosferici di alcuni ben noti personaggi – ma, al tempo stesso, probabile fonte di enormi ritorni economici e/o di immagine e di prestigio anche mondiale.
Il Mondiale di calcio appena conclusosi, al netto delle squallide vicende di corruttela che lo hanno preceduto, sembrerebbe avvalorare questa errata (e pericolosa) concezione, vista l’incredibile metamorfosi di un Paese che, fino a pochissimi anni, fa era considerato molto più che negativamente. Ma non è così. O perlomeno non è certo questo l’oggetto della nostra “caccia”.
Lo sport come lo intendiamo noi della Fidasc rappresenta, al contrario, una ricchezza immateriale – non per niente è dilettantistico per definizione – e un investimento che, a prima vista, potrebbe addirittura sembrare quasi “a fondo perduto” e dal quale, comunque, sarebbe follia aspettarsi una rendita economica più o meno cospicua.
Il rendimento che garantisce, invece, pur essendo apparentemente invisibile è invece assai concreto ed è costituito da frutti succosi e ricchissimi. A cominciare da una gioventù preparata, matura e sicuramente non superficiale; una gioventù consapevole delle proprie potenzialità e del fatto che il successo non si raggiunge né per fortuna, né grazie a favoritismi, scorciatoie o raccomandazioni. La strada che porta al raggiungimento di buoni e ottimi risultati è lunga e faticosa e per percorrerla fino in fondo occorrono preparazione, volontà, costanza, sacrifici e rinunce. Ma c’è altro. C’è molto di più! In un Paese nel quale lo sport non è considerato un semplice passatempo, né un’impresa economica e commerciale, l’attività fisica (sportiva) rende la popolazione anziana ancora sana, integra e resistente alle ingiurie impietose del tempo che passa e che non grava sulla sanità pubblica. In un campo di tiro o in mezzo a campagne e boschi, insieme al suo o ai suoi cani, un “signore di una certa età” è semplicemente uno sportivo, un atleta, un combattente.
Non è un vecchietto di quelli “tutta briscola e tressette”. Di vecchietti, nello sport, non ce ne sono. Ci sono, piuttosto, semplicemente dei “Master”, che non solo gareggiano gagliardamente con i pari età ma spesso e volentieri raggiungono traguardi che gli atleti più giovani nemmeno se li sognano. Tutta questa “tirata” che mi sta profondamente a cuore da sempre, mi serve in questi giorni di finanziaria a replicare (umilmente ma non troppo) a quei politici che si ritengono depositari di ogni verità in ogni campo. Questi pericolosi tuttologhi, invece di proporre soluzioni politiche e finanziarie credibili e praticabili, si limitano a stigmatizzare le decisioni assunte dagli avversari politici che, in questo caso, sono stati accusati di dedicare fin troppe attenzioni e risorse nientemeno che allo sport. Già, come se fosse una bestemmia!
“A caccia di sport”, di Felice Buglione, Caccia & Tiro 02/2023.
In un Paese nel quale lo sport non è considerato un semplice passatempo, né un’impresa economica e commerciale, l’attività fisica (sportiva) rende la popolazione anziana ancora sana, integra e resistente al tempo che passa senza gravare sulla sanità pubblica.