Senza voler addentrarci nella palude del vittimismo – un atteggiamento che non ci compete e che non ci piace, visto che siamo uomini di sport – bisogna comunque essere obiettivi e chiamare le cose con il loro nome. Sempre. Assumendosi ogni responsabilità e facendo in modo che anche altri facciano la stessa cosa, assumendosi le proprie.
Il fatto è che per molto tempo, forse anche troppo, lo sport ha fatto la figura non del comprimario, ma della comparsa. Solamente alcune realtà – soprattutto professionistiche e con rilevanti connotati economici – hanno potuto contare non solo su una enorme visibilità e una martellante eco mediatica, ma anche su risorse che, nel corso degli anni, si sono andate sempre più riducendo.
Eppure, a dramma globale della pandemia di Covid-19 ha dimostrato, senza ombra di dubbio e al di là degli aspetti ben agonistici, il grande valore sociale e il positivo e costruttivo dello sport dilettantistico o, se si preferisce, popolare.
Ancora una volta, e proprio nei momenti più bui delle chiusure e delle timide e parziali riaperture coincidenti con le varie ondate epidemiche, le attività delle Federazioni sportive hanno messo in evidenza la loro insostituibile funzione collettiva che, come ho già detto, travalica gli squisitamente agonistici delle varie specialità favorendo l’attività motoria di un’ampia fascia di cittadinanza, con innegabili, benefiche ricadute per la salute pubblica.
Appena le disposizioni di legge lo hanno permesso, l’attività della Fidasc e di altre Federazioni è ripresa con grande vigore e con crescente entusiasmo, permettendo non solo la pratica sportiva per un altissimo numero di appassionati delle varie discipline, ma favorendo la preparazione e l ‘allenamento per tanti atleti di interesse in vista di una auspicabile dell’attività nazionale senza di ripresa natura sanitaria.
Ora, anche grazie allo strumento “Next Generation Eu” (Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza), chiamato impropriamente “Recovery Fund”, si apre davvero uno spiraglio fondamentale per la ripresa non solo dello sport, ma di tutta la vita sociale e produttivo dell’intero Paese. Il “Piano di Risanamento”, cioè il piano nazionale di riforme varato da ogni Paese per spendere i fondi del Next Generation Eu, rappresenta, quindi, una opportunità davvero imperdibile per attribuire finalmente allo Sport il suo vero valore nell’ambito del “Sistema Italia”.
Le premesse – ed è a questo che mi riferivo parlando di responsabilità – non sono purtroppo confortanti, e sembrerebbe che il “Piano di ripresa” attribuisca allo sport il solito ruolo marginale con una “dotazione” di fondi davvero esigua, che non risolverebbe i problemi dell’attività di alto e altissimo livello internazionale, e anche quella di crescita delle nuove generazioni di atleti che stanno nascendo all’interno di ciascuna Federazione sportiva.
A questo punto, avendo fatto (e continuando a fare) con coraggio e la certezza la nostra parte, non resta che sperare in una sorta di ravvedimento e di revisione del “Piano di Ripresa” affinché tanto impegno e sacrificio – specie da parte dei ragazzi e delle loro famiglie – non vadano persi.
Intanto, come mostrare le cronache sportive riportate nel nostro inserto, le due disciplina federali e le loro innumerevoli e affascinanti specialità continuando a dare vita ad una intensa attività sia di eliminatorie regionali, sia di importanti finali nazionali, tutte organizzate e svolte all’insegna di un rigoroso rispetto delle norme sanitarie predisposte dal Governo e dal Coni.
“A caccia di sport”, di Felice Buglione, Caccia & Tiro 6/2021.