LE RIFORME NON FINISCONO MAI

Parafrasando il titolo della famosissima commedia di Eduardo De Filippo Gli esami non finiscono mai”, si potrebbe dire che nello sport, inteso come organizzazione, Le riforme non finiscono mai”. Proprio mai. La voglia di cambiare (ammesso che non si tratti di una sorta di frenesia politica fine a sé stessa) sembra diventata unossessione inestinguibile, anche se si cela dietro lapparenza di un ipotetico miglioramento” che spesso appare del tutto immotivato. Anche ora, ad esempio, in cui la regola aurea della Squadra che vince non si cambia” dovrebbe essere una sorta di parola dordine, questa smania non accenna a scemare minimamente. Eppure, come ho dettagliatamente riepilogato in un recentissimo editoriale, non ci sono mai state tante vittorie come in questo 2024, sia in ambito pentacerchiato, sia fra le discipline non olimpiche, nelle quali un vero e proprio esercito di atleti di ogni età – e con tantissime donne e ragazze nelle proprie fila – raccoglie numerosi e preziosi frutti di una grande passione e di lunghi ed estenuanti sacrifici che non sono solo fisici. Lultimissima, in ordine di tempo, fra le riforme (o modifiche che dir si voglia) è quella che riguarda gli impianti sportivi delle Federazioni sportive nazionali e delle Discipline sportive associate. Un tema” di comprensibile importanza e di estrema attualità, con una vasta e complessa problematica che richiede una apposita formazione per i tecnici omologatori degli impianti sportivi. Tanto per rendere unidea, anche se minima, della complessità di questo problema”, giova sottolineare come alcune Federazioni, ivi compresa ovviamente la Fidasc, registrino esigenze assai dissimili a seconda delle discipline e delle diverse specialità di ciascuna di esse. Per essere ancora più chiari, e dopo aver doverosamente premesso che la nostra Federazione non necessita delle particolari (e spesso costosissime) infrastrutture che sono proprie di altri sport, in essa esistono tuttavia enormi differenze fra una specialità e laltra anche allinterno della stessa disciplina sportiva. Parlando del tiro, ad esempio, un conto è realizzare un impianto per una competizione di field target o di paintball dove vengono utilizzate, rispettivamente, armi ad aria compressa di scarsa potenzialità o addirittura un marcatore”, e un conto è la realizzazione di un campo per far disputare una gara di tiro con carabine su distanze fino a 300 metri e oltre. Passando alla cinofilia, invece, sono comprensibilissime le profonde differenze che esistono fra una gara per cani da ferma o da seguita, nelle quali è sufficiente un campo o dei boschi e non esistono né armi, né pubblico, e una manifestazione di agility dog che viene allestita in campi quasi sempre coperti e con unaffluenza spesso considerevole di spettatori. Detto questo, e per tornare al tema principale delle continue riforme che hanno coinvolto il mondo dello sport, non credo che sia inutile fare una sorta di riepilogo, ancorché conciso, dei mutamenti che sono avvenuti nella gestione dello sport italiano a partire dagli inizi di questo XXI secolo. Il primo ammodernamento” è stato rappresentato dalla costituzione, nel settembre del 2002, di Coni Servizi Spa, una società a totale partecipazione pubblica, con lintero pacchetto azionario in mano al Ministero delleconomia e delle finanze, chiamata a supportare linsieme delle attività del Coni, curandone lo sviluppo e promuovendo la realizzazione di opere pubbliche inerenti allo sport (si veda la realizzazione e la riqualificazione del Parco del Foro Italico) attraverso un sistema di sponsorizzazioni raccolte tramite bandi pubblici di gara. La successiva modifica si è avuta nel 2019, con il cambiamento della denominazione di Coni Servizi Spa” in Sport e Salute Spa”, e con lampliamento delle competenze quale struttura operativa per conto della autorità di governo, competente in materia di sport, con il compito di gestire gran parte del finanziamento dello Stato, lasciando al Coni una minima parte per far fronte alle esigenze dello sport di vertice e alla preparazione olimpica: rispettivamente 368 e 40 milioni di euro. Oggi, in attesa di ulteriori e quasi inevitabili riforme che vedranno la luce nel corso del prossimo ciclo olimpico, la questione che forse richiederebbe davvero una modifica è proprio quella di poter garantire la prosecuzione di un lavoro così produttivo, dal punto di vista sportivo, compiuto nel corso degli anni da un gruppo dirigente che ha dimostrato passione ma anche dedizione e competenze consolidate. In ogni caso, lo sport italiano è diventato sempre più forte e maturo e sarà in grado di affrontare qualsiasi problema.


“A caccia di sport”, di Felice Buglione, Caccia & Tiro 11/2024.


Una delle passate edizioni del Grand Prix di agility al Foro Italico a Roma.

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