Viterbo: nel corso del convegno “Fauna selvatica e territori: conoscere per gestire”, promosso da Confagricoltura e dall’Ente Produttori di Selvaggina (EPS), il presidente Massimiliano Giansanti ha affermato che nel nostro Paese occorre “cambiare pagina” per quanto riguarda la gestione di alcune specie, individuando un nuovo modello che faccia da collante tra la tutela dell’ambiente e gli interessi delle aziende agricole. Allo stato attuale infatti ciò è possibile. Nell’occasione Giansanti ha sottolineato il ruolo che EPS ricopre, con i suoi 5.000 soci e 2.700 istituti faunistici che si occupano di gestire sul territorio italiano una superficie complessiva pari a un milione di ettari. Così come ha evidenziato i dati rilasciati da ISPRA sugli effetti negativi che la proliferazione incontrollata dei cinghiali ha in agricoltura: primo tra tutti il rischio tangibile che in alcune aree si diffonda il virus della PSA (Peste Suina Africana). E poi a “cascata” problematiche quali progressivo abbandono delle zone collinari e montane, danni alla flora locale. Senza contare che un insufficiente contenimento di questi ungulati può mettere a rischio l’incolumità delle persone. Basti pensare ai casi di incidenti stradali provocati dal suide. “La corretta gestione della fauna selvatica – si legge nella nota stampa del convegno – chiama tutta la società civile ad un lavoro condiviso”. A riguardo ci sono però dei segnali incoraggianti, contenuti nella Legge di Bilancio 2023. In particolare, Confagricoltura evidenzia come: “siano necessari interventi più specifici su alcuni aspetti che interessano direttamente le aziende agricole: una migliore gestione del periodo di apertura della caccia, la previsione di un maggiore selezione di alcune specie e un più efficace sistema di risarcimento dei danni”.
Viterbo ha incorniciato il convegno “Fauna selvatica e territori: conoscere per gestire”, tenuto a battesimo da Confagricoltura e dall’Ente Produttori Selvaggina (EPS).