Dell’intervista a Nicola Cerverizzo, presidente regionale della Federcaccia Basilicata, forniamo solo alcune parti, dato che la lettura completa è demandata all’articolo uscito sul numero di aprile di Caccia & Tiro. Insegnante di matematica in pensione e appassionatissimo beccacciaio, ci ha descritto lo stato di salute della caccia nella sua regione.
Presidente, in poche parole, se possibile, racconti ai nostri lettori come sta la caccia in Basilicata e quali sono le tradizioni venatorie più radicate.
“La Basilicata è una terra verde, montuosa all’interno, con una superficie boscata di più di 350mila ettari su un totale di 1 milione di ettari circa. Ci sono zone salmastre, laghi naturali e artificiali, fiumi importanti, macchia mediterranea, ampie e fitte pinete. Viviamo in un territorio estremamente variegato e fortemente vocato alla caccia, anche per le diverse quote raggiungibili: dal livello del mare fino a vette oltre i 2.000 metri, tutto in un pugno di terra. La presenza di ben 5 parchi e delle aree contigue, nonché di riserve regionali e statali, di oasi e di parchi eolici hanno di fatto ridotto drasticamente l’effettivo territorio di caccia. La selvaggina stanziale, escludendo il cinghiale, è scarsa. Si spera perciò nella migratoria, ecco perché abbiamo bisogno di calendari venatori che siano coerenti con le fasi della migrazione dei selvatici, nel pieno rispetto della sostenibilità del prelievo. Dunque per le caratteristiche del territorio, le tradizioni più radicate in passato erano quelle cosiddette nobili, come la caccia alla lepre e alla beccaccia. Avevamo anche le starne e le coturnici. Da 30 anni circa, però, con il lancio di cinghiali dell’Est, la caccia alla stanziale è ormai quasi esclusivamente a questi ungulati”.
A proposito di calendari venatori, prendiamo in considerazione l’ultimo. Quando fu presentato, il vicepresidente regionale e assessore alle Politiche agricole e forestali, Francesco Fanelli, disse che: “soddisfaceva le esigenze del mondo venatorio e agricolo”. È stato davvero così? E per il prossimo avete richieste specifiche da avanzare?
“Qualsiasi calendario venatorio venga stilato non soddisferà totalmente i cacciatori, in particolare quelli più legati alle tradizioni. Mi è capitato di affrontare, come a tanti immagino, lunghe discussioni anche aspre per ricordare che tutto è cambiato e che la caccia necessariamente, se vuole continuare ad esistere, deve essere una caccia responsabile e scientificamente regolamentata. Detto ciò, posso affermare che è stato un buon calendario venatorio. Certamente abbiamo dovuto tenere conto delle limitazioni temporali richieste dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale per evitare eventuali – già pronti – ricorsi e conseguente impugnazione e sospensione da parte del Tar. Il Comitato tecnico faunistico venatorio Fidc Basilicata, fermo restando quanto già messo in pratica per altre specie come la tortora e il tordo, chiederà l’apertura della caccia alla quaglia fino alla terza settimana di settembre e qualche giornata di preapertura al colombaccio”.
Il prolungamento della caccia alla beccaccia del gennaio 2021 per compensare il periodo di chiusura causa Covid, denota una certa sensibilità da parte della Regione verso le istanze venatorie.
“Il prolungamento della caccia alla beccaccia per tutto il mese di gennaio non è stato una compensazione per il periodo di chiusura provocato dal virus, ma il risultato del progetto ‘Monitoraggio della specie beccaccia in Basilicata’, che la Regione ha sottoscritto nel luglio del 2019 con i 5 Atc e con la Federazione delle Associazioni nazionali dei beccacciai del Paleartico occidentale (Fanbpo). Lo scopo dell’accordo è finalizzato allo studio e al monitoraggio in ambito regionale della regina del bosco. Le attività sono state condotte nel periodo 2019/2021 e hanno interessato l’indagine demografica della specie durante il periodo venatorio. Successivamente, a caccia chiusa, fino al 15-30 marzo dei 3 anni previsti, il lavoro è continuato nelle aree vocate allo svernamento della specie con l’impiego di cacciatori formati e muniti di propri cani da ferma. Il tutto in collaborazione con l’Ente nazionale della cinofilia italiana. Il risultato di questi studi ha dimostrato che il culmine della migrazione prenuziale da noi viene raggiunto proprio a marzo. Ecco perché gli Uffici della Regione hanno potuto prorogare la caccia alla beccaccia per tutto gennaio, periodo lontano dalla fase prenuziale. Abbiamo, insomma, un bellissimo esempio di caccia responsabile e sostenuta dalla scienza”.
Quali progetti faunistici avete portato avanti in passato e quali sono in essere?
“I progetti faunistici qui in Basilicata sono di pertinenza degli Atc. I nostri rappresentanti al loro interno hanno sostenuto e sostengono gli studi e gli investimenti portati avanti da alcuni Ambiti sulla produzione e ripopolamento della lepre in aziende locali. Purtroppo, i risultati ottenuti non sono stati sempre soddisfacenti a causa dei troppi nocivi, del bracconaggio indiscriminato e dell’uso diffusissimo dei diserbanti. Si sta valutando l’individuazione di territori controllati e bonificati, coltivati biologicamente con colture a perdere e dove riproporre il progetto”.
Ci può raccontare come è stato il suo approccio alla caccia?
“Possiedo una doppietta a cani esterni calibro 20 della Beretta, modello Vittoria Alata. Era di mio nonno Nicola. Con questa mio padre Giuseppe è andato a caccia per tutta la vita. Adesso la uso io con grande cura e rispetto. Forse un domani, spero lontanissimo, mio figlio Giuseppe andrà a caccia con lo stesso fucile e poi magari lo farà anche mio nipote Nicola. Non c’è stato approccio, ma quotidianità, continuità, condivisione e crescita comune. I periodi della mia vita sono legati ai nomi dei cani di mio padre prima e ora dei miei. Le mie stagioni non sono state, non sono e non saranno quelle meteorologiche, bensì quelle legate alle fasi della caccia. Che dire, a questo punto, se non: in bocca al lupo a tutti!”.
Tratto da “Basilicata, a caccia sostenuti dalla scienza”, di Jacopo Foti, Caccia & Tiro 04/2022.
La consegna degli attestati del corso per conduttori di cani limieri qualche anno fa: al centro il presidente di Federcaccia Basilicata, Nicola Cerverizzo.