All’edizione n. 9 di “How can we govern Europe?” (HGE9), promossa da GEA (Green Economy Agency) e Eunews, di scena all’ di Roma, si è parlato delle “nuove sfide dell’Unione Europea: unità e solidarietà per superare la guerra e la pandemia”. Alla due giorni romana in cui si è discusso del futuro della sostenibilità e dell’economia europea, ha partecipato, tra gli altri, il presidente dell’Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni Sportive e Civili (ANPAM), Giovanni Ghini, intervenendo sulla proposta legislativa comunitaria volta a vietare l’utilizzo del piombo nelle munizioni civili nell’Unione, che si basa sulle conclusioni fornite dall’ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche). “Ipotizzare un passaggio della produzione attuale di munizionamento a base di piombo alle sostanze alternative oggi disponibili, ci porrebbe di fronte a ritardi, scarsità di prodotti, nonché dipendenza da stati Extra-europei – si è espresso Ghini nell’occasione – Se immaginiamo uno scenario nel quale l’utilizzo di piombo per la produzione di munizioni verrà proibito, bisogna considerare la disponibilità e l’accesso ai materiali alternativi”. Materie prime alternative quali bismuto, tungsteno, rame e acciaio. Quest’ultimo ad esempio viene importato in massima parte dalla Cina, contrariamente a quanto invece accade per il piombo, derivante per un buon 50% da fonti interne. Se si considera poi che gli altri materiali sopra citati sono stati definiti dalla UE come “materie prime critiche”, in prospettiva futura non è ipotizzabile ricorrere ad esse su larga scala per la produzione indirizzata al comparto militare.
L’ANPAM, nel corso della 9a edizione di “How can we govern Europe?”, ha messo in discussione quanto espresso dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche in merito al divieto nell’Unione sull’uso del piombo nelle munizioni civili – Foto GEA