UN’APERTURA SPECIALE

Di solito in questo periodo (è fine luglio nel momento in cui scriviamo) si inizia a parlare dell’apertura della stagione venatoria e di tutte le aspettative che essa trascina con sé. Per i cacciatori si avvicina il momento in cui potranno praticare la loro passione, in cui raccogliere i frutti della loro buona gestione. La caccia, ieri come oggi, rappresenta un’attività che in chi la pratica è profondamente radicata. Si può essere ciclisti professionisti o ciclisti della domenica, solo per fare un esempio, ma non si può essere cacciatori amatoriali: o lo si è o non lo si è. Le ragioni di questo sono connaturate al percorso impegnativo per ottenere la licenza, ma anche al tipo di attività che, come ben sanno i nostri lettori, comporta anche un lavoro costante sul territorio, una minuziosa manutenzione dell’attrezzatura, un senso di responsabilità ed una dedizione peculiari. Ogni anno, quando si avvicina l’apertura della stagione venatoria, i seguaci di Diana tornano ad assaporare l’attesa dei giorni di caccia, delle albe piene di aspettative, del contatto con la natura e con il bosco nel compimento di un’attività atavica ed ancestrale.

Quest’anno più che mai la bellezza di questi momenti sarà utile a fronteggiare meglio, nella propria quotidianità, un momento storico tutt’altro che facile. Dopo due anni di emergenza Covid si sperava che il 2022 fosse di piena ripartenza, ma altri ostacoli si sono profilati all’orizzonte, con la stessa prepotenza e forse anche con maggiore forza: il conflitto tra Russia e Ucraina, l’emergenza energetica, l’aumento dell’inflazione, e conseguentemente del costo della vita, e infine l’emergenza siccità, che in questo periodo si associa al caldo estremo e agli incendi. Quanto ciò inciderà sull’attività venatoria è difficile da dire – indubbiamente la situazione è complessa e necessita di sempre maggiore compattezza di intenti e interventi da parte di tutte le realtà del settore – ma è chiaro che intanto tutto questo si riverbera sulla vita di ogni cittadino, cacciatori compresi. Quel mondo semplice, che oggi ci sembra un lontano ricordo e che quando lo vivevamo sembrava fin troppo complesso, per ora non c’è più e se ne profila un altro, che prepara a tutti noi nuove sfide e difficoltà da superare.

In questo frangente il contatto con la natura, con i suoi ritmi e con le sue creature, rappresenta indubbiamente un’oasi di pace, nella quale è possibile ricaricarsi, trovare nuove energie e recuperare le proprie radici, per aggrapparsi ad esse in maniera salda, come è necessario fare nelle avversità. La natura ci conforta, anche nei momenti più bui, tanto da farli sembrare quasi inverosimili e irreali, come scriveva, tra il ‘58 e il ‘62 Mario Rigoni Stern ne “Il bosco degli urogalli”: “Abeti, betulle, paesi, città, betulle, paesi, corsi d’acqua gelati, ragazzi sui pattini, una slitta nella pianura, una casupola, abeti. Allegria portava la vista di una grossa lepre che sbucava spaurita dalle siepi paraneve che fiancheggiavano la ferrovia; stupore e poesia i piccoli branchi di caprioli che dall’orlo dei boschi guardavano passare il nostro treno coperto di ghiaccioli e pareva impossibile che nel mondo ci fosse la guerra e noi armati”. Buona apertura a tutti i cacciatori allora, con l’augurio di assaporarne ogni momento.


“Primo piano”, di Valeria Bellagamba, Caccia & Tiro 08/2022.


Il contatto con la natura e con le sue creature ci conforta, aiutandoci a rimanere saldamente aggrappati alle nostre radici. La prossima apertura della stagione venatoria rappresenta un momento nel quale gli appassionati di Diana potranno “collezionare” emozioni e ricordi speciali, estremamente importanti, soprattutto in un frangente storico come quello che stiamo vivendo – Foto Pixabay License


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