UNA CONVIVENZA POSSIBILE

La convivenza tra specie selvatiche ed esseri umani è possibile, ma non scontata, e si tratta di un obiettivo da perseguire con costanza e coerenza. In questo periodo il tema è al centro del dibattito, in particolare per attacchi subiti dall’uomo da grandi carnivori, di cui uno mortale da parte di un orso, danni agli allevamenti e problemi per il turismo. Il mese di aprile è iniziato con l’interpellanza urgente, prima firmataria l’on. Chiara Braga, al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e al ministro della Salute per conoscere quali iniziative urgenti intendano intraprendere i ministri per garantire “un giusto equilibrio tra la presenza del lupo e quella degli allevatori, per salvaguardare al tempo stesso le attività di reddito per le comunità locali e la conservazione e la valorizzazione delle peculiarità faunistiche ed ambientali del territorio; quali interventi urgenti, sempre in relazione a quanto esposto in premessa, stiano promuovendo i ministri interrogati per prevenire e contrastare il fenomeno dell’ibridazione lupo-cane, quali siano stati fino ad oggi i risultati ottenuti e quali misure si intenda adottare per arrivare all’eradicazione dei cani inselvatichiti”. A gran voce le associazioni agricole chiedono da tempo un Piano nazionale per le specie selvatiche, con attenzione al repentino sovrappopolamento del lupo, e proprio sull’interpellanza di Braga, tra gli altri, si è pronunciato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori italiani, Cristiano Fini: “Siamo in una situazione di piena emergenza. Con circa 3300 lupi a popolare i boschi di tutta Italia e quasi 9mila capi di bestiame predati ogni anno, occorre passare dalle parole ai fatti. In particolare, occorre accelerare sulla ricerca e il campionamento per affrontare, in modo circoscritto e puntuale, il fenomeno dell’ibridazione lupo-cane e fornire al paese strumenti e misure più idonee di gestione”. È invece Coldiretti Toscana a dare alcuni numeri allarmanti che testimoniano un rischio per la filiera lattiero casearia regionale, una delle più ricche del Bel Paese: dal 2009 al 2022 sono spariti 468 allevamenti ovini da latte in tutta la regione insieme a 17mila capi (-6%); gli allevamenti sono passati da 1.425 a 957 (-33%).

Di lì a pochi giorni dall’interpellanza la questione grandi carnivori è stata nuovamente portata alla ribalta dalla tragica morte di Andrea Papi, ucciso da un orso in Trentino. L’episodio ha scosso profondamente l’opinione pubblica, ma come troppo spesso accade nel nostro paese l’attitudine è quella di dividersi tra “guelfi” e “ghibellini”, in questo caso tra chi sminuisce l’accaduto considerandolo “nelle cose della natura” e chi propende per una guerra aperta al carnivoro. Se per un momento sospendiamo la disneyana compassione per l’animale, come anche l’atavica paura della belva feroce, vediamo che ci sono fatti precisi che emergono dalla vicenda e che forse un epilogo diverso sarebbe stato possibile, seguendo, come sempre, la scienza e i progetti definiti dagli esperti, al fine di arrivare a quella che è la soluzione definitiva al problema della convivenza tra animali selvatici e uomo: la corretta e puntuale gestione. Dal 2010 esiste il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi Centro-Orientali (Pacobace), che traccia precise linee guida per la gestione dell’orso, tra cui la rimozione dal territorio (che non significa necessariamente abbattimento) degli esemplari problematici, proprio per salvaguardare la specie e garantire l’incolumità delle persone e delle attività umane. JJ4, l’esemplare di orsa che dalle analisi genetiche condotte si è rivelata responsabile dell’attacco mortale a Papi, era un esemplare problematico (già in passato, tra il 2020 e il 2022, era stata responsabile di tre eventi, non mortali).

Quando la reintroduzione (dell’orso – Nda) fu fatta, ormai 25 anni fa, fu accompagnata dall’accordo fra tutte le Province interessate sul cosiddetto Pacobace, che è una specie di trattato tra lo Stato e le Province. – ha affermato Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia dell’Università La Sapienza di Roma, intervenendo nella trasmissione “Diario del giorno” su Rete 4 – Quel Pacobace era fatto benissimo e se fosse stato realizzato e applicato passo passo, con forza e determinazione dalle Province e da tutti gli enti interessati, non saremmo a questo punto”. Durante la stessa trasmissione a puntare l’attenzione sulla gestione è anche Massimo Buconi, presidente nazionale Federcaccia. “Credo che il problema sia dovuto ad una assoluta carenza di gestione. Si erano praticamente estinti gli orsi in quel territorio, si è giustamente e opportunamente provveduto a dei progetti di reintroduzione. Credo che non si sia minimamente o molto insufficientemente indagato sul motivo per cui si erano estinti in quei territori. Quindi i problemi che c’erano allora ce li siamo ritrovati oggi e rinascono i conflitti”, ha detto Buconi, sottolineando che il problema è che in Italia sono troppi anni che ci si scontra ideologicamente, invece di adoperarsi per gestire le situazioni e trovare le soluzioni che consentano la convivenza in sicurezza di animali e umani. “Chi vive nelle montagne, le cura e le mantiene ora ha paura” ha affermato Gianluca Barbacovi, presidente della Coldiretti Trentino Alto Adige. Il rischio per persone, allevamenti e turismo è oggi una questione molto dibattuta, in tutta Italia, ed è auspicabile un cambiamento nell’approccio alla gestione dei grandi carnivori, e non solo. La convivenza tra uomini e grandi carnivori è possibile, ma solo quando si applicano programmi, protocolli e leggi con razionalità, puntualità e senza il timore – che troppe amministrazioni hanno – di essere contestati, perché le scelte fatte nell’interesse della collettività non sempre sono popolari, ma quasi sempre sono indispensabili.


“Primo piano”, di Valeria Bellagamba, Caccia & Tiro 05/2023.


La convivenza tra uomini e grandi carnivori è possibile, ma solo quando si applicano programmi, protocolli e leggi con razionalità, puntualità e senza il timore – che troppe amministrazioni hanno – di essere contestati, perché le scelte fatte nell’interesse della collettività non sempre sono popolari, ma quasi sempre sono indispensabili – Foto Malene Thyssen – CC BY-SA 3.0

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