La Peste Suina Africana (PSA) torna a far parlare di sé. Non solo sui media regionali. E lo fa dal tavolo di un convegno ad Acqui Terme, nell’alessandrino, voluto congiuntamente da Federcaccia Piemonte, Lombardia e Liguria. Attorno al quale si sono riuniti, nelle vesti di relatori, oltre al presidente nazionale Massimo Buconi, Vincenzo Caputo (Commissario straordinario alla PSA), Patrizio La Pietra (Sottosegretario all’Agricoltura), i presidenti regionali Guido Dellarovere (FIDC Piemonte), Andrea Campanile (FIDC Liguria), Lorenzo Bertacchi (FIDC Lombardia), i componenti della Commissione Agricoltura della Camera Francesco Bruzzone e Antonella Forattini, Marco Protopapa (assessore regionale piemontese all’Agricoltura), Alessio Piana (assessore regionale allo Sviluppo economico), Fabio Carosso (vice presidente Regione Piemonte con delega alla PSA) e Claudio Leone (consigliere Regione Piemonte). Tra il pubblico esponenti delle varie Associazioni venatorie, dei Comprensori alpini e degli Ambiti territoriali di caccia delle Regioni interessate, Isabella Villa (Coordinamento nazionale cacciatrici Federcaccia) e Paolo Di Bella (Giovani FIDC). Innanzitutto, da parte delle autorità istituzionali intervenute nell’occasione, è stata riconosciuta l’importanza imprescindibile dell’impegno del mondo venatorio nel contenimento dell’epidemia.
E come elementi innovativi rispetto al recente passato, come espresso dal Commissario straordinario e come impegno personale assunto dal Sottosegretario affinché il tutto si concretizzi, la possibilità di estendere il periodo di caccia per le squadre di cinghialai e di “chiarire in modo efficace la pratica dell’autoconsumo per la carne cacciata in area PSA pur nel rispetto di particolari condizioni che non facciano venire meno la sicurezza”. Venendo così incontro alle richieste dei cacciatori sulla necessità di sottolineare il fatto che nella pratica di quello che si configura sotto tutti i punti di vista come un servizio pubblico, “la categoria non vuole derogare a quell’etica venatoria che trova anche nel consumo una espressione di rispetto per il selvatico abbattuto”. Nel corso del convegno sono state discusse anche “le ombre” che insistono sulla Peste Suina Africana, tra le quali la criticità nell’arrivare ad un tasso di depopolamento significativo dei cinghiali. Criticità ascrivibile, in particolar modo, all’esiguo numero di veterinari pubblici incaricati di effettuare le analisi, ai fattori di natura logistica quali la carenza di centri di controllo, ai punti di smaltimento delle carcasse e all’applicazione delle regole contemplate nel Piano di eradicazione e controllo, attuata “a macchia di leopardo” sul territorio nazionale. Con interpretazioni in certi casi estremamente restrittive, che portano come conseguenza a ridurre ancora di più i gironi o le zone di prelievo di una specie che va invece il più possibile “contenuta”.
Il convegno di Acqui Terme ha rappresentato il “passo giusto”, oltre che concreto, nel dialogo e confronto tra mondo venatorio, politica e istituzioni per individuare soluzioni condivise allo spinoso problema della Peste Suina Africana.