Dopo tanti anni di presenza su Caccia & Tiro (i nostri editoriali sono stati gli antesignani e sono quindi i più numerosi fra quelli federali), in quello che apre il nostro attuale inserto, vorrei soffermarmi su un aspetto che ritengo fondamentale per la vita stessa della nostra Federazione. In altre parole, vorrei sottolineare che la crescita della Fidasc – non nel numero delle discipline, che sono e restano due: cinofilia e tiro – ma in quello delle diverse specialità che fanno capo a queste discipline e che ne rappresentano la straordinaria ecletticità, è basata sulla conoscenza. Comincio quindi con il ricordare a tutti che la conoscenza è la molla inesauribile che, nel corso dei millenni, ha costruito, gradino dopo gradino, la civiltà moderna. Tanto nel bene, con le varie scoperte scientifiche e quelle in campo medico, quanto nel male, con le invenzioni più pericolose e fonte di tanti dolori, come le armi atomiche o gli altri moderni strumenti di distruzione e morte. E la conoscenza, che nei tempi più remoti della nostra storia veniva tramandata oralmente ed era riservata a caste o a élite economiche e culturali, oggi non solo è alla portata di tutti, ma si trasmette in tempo reale in ogni angolo del mondo. C’è però una cosa che nel corso dei secoli non è cambiata: la conoscenza è “trasportata” o “costruita” dall’informazione e dalla comunicazione. Ma, attenzione, non si tratta di sinonimi come spesso vengono erroneamente usati, ma di due processi profondamente diversi tra loro. L’informazione, infatti, è la trasmissione unidirezionale di un insieme di dati – da chi li fornisce a chi li riceve – che apporta un aumento della conoscenza e che, quindi, ha un valore enorme per chi la riceve, in quanto è potenzialmente utile per i suoi scopi.
Al contrario, la comunicazione non è un processo a senso unico (da chi la fa a chi la riceve), ma è un’azione relazionale, in cui due o più soggetti interagiscono fra loro su una serie di significati condivisi. L’informazione è, perciò, solo un aspetto della comunicazione, che prevede meccanismi sociali ben più ampi. Sicuramente più complessi e faticosi, ma anche molto più proficui. La mia riflessione è dunque questa: fra le strutture federali incaricate professionalmente della trasmissione di notizie e di dati (tramite il web o la carta stampata, come Caccia & Tiro e altre riviste di settore) e la sua base fatta di atleti, tecnici, ufficiali di gara e dirigenti periferici, non può e non deve esserci solo l’informazione, e cioè l’atto unilaterale di inviare e ricevere, ma può e deve esserci, invece, una maggiore, concreta e tempestiva interazione che si chiama comunicazione. Per tirare le somme di questa chiacchierata, che sembra difficile ma che invece credo sia abbastanza intuitiva, la Fidasc chiede e si attende, a partire dal futuro prossimo, una vera e costruttiva comunicazione multilaterale fra tutte le componenti federali: tra la sede centrale e quelle periferiche; dai campi di gara all’ufficio stampa; dall’amministrazione alle strutture dirigenziali periferiche. Tutti questi processi, però – e questo è davvero fondamentale – non dovranno essere solamente nell’ordine in cui li ho elencati. Ma anche in senso contrario. Solamente così la Federazione potrà continuare nel suo entusiasmante percorso di crescita e consolidare la sua peculiare autorevolezza nell’ambito del Coni, dello sport nazionale e di quello mondiale, spetta solo a tutti noi.
“A caccia di sport”, di Felice Buglione, Caccia & Tiro 04/2023.
La crescita della Fidasc – non nel numero delle discipline, che sono e restano due: cinofilia e tiro – ma in quello delle diverse specialità che fanno capo a queste discipline e che ne rappresentano la straordinaria ecletticità, è basata sulla conoscenza.