IL PESO LEGGERO DELLA STORIA

Da anni ormai si susseguono, con periodica regolarità, gli incontri con il presidente del Coni Malagò. È un’abitudine che abbiamo inaugurato al tempo dell’insediamento dell’amico Giovanni al vertice del massimo organismo sportivo italiano ed è una consuetudine che ci ha permesso di renderci tempestivamente edotti su temi cruciali della vita sportiva. Nel tempo, naturalmente, abbiamo dibattuto temi frattanto balzati prepotentemente agli onori della cronaca, come è accaduto ad esempio in tempi recenti con la questione dell’autonomia del Comitato olimpico nazionale italiano e in generale dello sport. Nello stesso modo, conversazione dopo conversazione, abbiamo frattanto confinato negli annali della storia sportiva edizioni olimpiche che invece hanno rappresentato per molte stagioni l’orizzonte e il futuro. Un elemento, però, è sempre rimasto costante nelle parole dell’amico Giovanni Malagò: la grande stima e l’alta considerazione per il mondo del tiro a volo che dal massimo dirigente sportivo italiano è considerato uno sport che ha contribuito in maniera concreta e con regolarità al prestigio olimpico del nostro Paese. Quello che il presidente del Coni formula è nei fatti un tributo di gratitudine e di ammirazione nei confronti di tutti noi del tiro a volo: la Federazione in quanto entità istituzionale, certamente, ma anche e soprattutto le atlete e gli atleti, i direttori tecnici, i tanti istruttori che in ogni angolo del nostro Paese hanno saputo intuire nel tempo le doti dei giovani talenti, i dirigenti e le dirigenti delle Associazioni che ospitano le gare in cui poi quei talenti possono esprimersi, i rappresentanti dell’organizzazione territoriale che ai vari livelli assicurano all’attività agonistica quella capillarità tanto preziosa. Ce lo diciamo da tempo e non è retorica: quando una nostra atleta o un nostro atleta conquistano una vittoria importante, è tutto il mondo del tiro a volo nel suo insieme a vincere. Adesso, però: stop! Permettetemi di essere perfino un po’ brusco in questa interruzione di elogi, peraltro anche legittimi, che in questa sede stiamo rivolgendo al nostro stesso mondo. Perché da donne e uomini di sport sappiamo bene che le vittorie in pedana – ma vale per qualunque altro terreno di gioco – non si capitalizzano. Quando diciamo a noi stessi, qualche volta magari anche per consolarci di un insuccesso, che ogni gara è una storia a sé: diciamo assolutamente il vero! Ma questo ci spiega che ogni volta dobbiamo profondere il massimo impegno perché le vittorie che abbiamo conseguito in precedenza, per quanto memorabili, non ci assicurano nessun vantaggio. Certo: ogni atleta sa bene che vincere aiuta a vincere e essere stati autori di grandi imprese ci fornisce quantomeno la convinzione di poter replicare quelle stesse imprese. Ma non potremo mai utilizzare una porzione di una vittoria di ieri per compensare una prova eventualmente modesta di oggi. La morale della storia qual è? Eccola! E mi si permetta di riavvolgere il nastro e riprendere proprio dalla prima riga di questo mio intervento. Chi sta stendendo queste note, quando saluta l’amico Giovanni Malagò per il prezioso scambio di valutazioni in uno dei periodici incontri di cui dicevo, è certamente molto fiero per le rinnovate attestazioni di stima che il presidente del Coni ha formulato nei confronti della Federazione e di tutto il mondo del tiro a volo, ma sa che è già tempo di mettersi al lavoro qualora si voglia davvero ricevere gli stessi elogi nell’incontro successivo. Il proverbiale sonno sugli allori non è davvero roba da donne e uomini di sport: perché, per quanto possa apparire paradossale, nello sport la storia ha davvero un peso leggero. Lo sport, pur celebrando il suo passato, guarda sempre al futuro. Noi del tiro a volo abbiamo saputo costruire i nostri successi e meritare la stima di tutto il mondo sportivo italiano proprio perché abbiamo saputo rivolgere sempre lo sguardo al futuro. So bene che in un momento difficile come quello che stiamo vivendo si presenta come un’impresa gravosa, ma rivolgere con fiducia, impegno quotidiano e pragmatico ottimismo lo sguardo al domani è ancora l’unica strada possibile.


“Linea di tiro”, di Luciano Rossi, Caccia & Tiro 4/2021.


 

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