ATTIVITÀ MOTORIA E SPORT “PER TUTTI”

L’ampliamento “anagrafico” della base sportiva, di cui mi sono occupato con grande convinzione e molto entusiasmo nel precedente editoriale, è una questione troppo importante per essere affrontata nel breve spazio di una rubrica. In effetti, si tratta di una problematica di carattere generale che ha profonde e complesse implicazioni non tanto – e non solo – per quanto riguarda l’importanza dell’attività motorio-sportiva dei giovanissimi e dei “diversamente giovani”, ma che coinvolge l’intero tessuto sociale. Quando il Coni caldeggia e promuove un sempre più ampio coinvolgimento delle donne nelle innumerevoli specialità che arricchiscono il nostro patrimonio sportivo, non fa altro che mettere doverosamente in risalto la scarsa attenzione che purtroppo viene ancora riservata alle donne, specie in alcune discipline. Eppure, basterebbe rileggere le recentissime cronache olimpiche, per rendersi conto che, nonostante questa scarsa considerazione, sono state proprio le atlete a tenere altissimo il prestigio italiano, sia nell’edizione estiva dei Giochi che in quella invernale nella quale, tanto per essere chiari, sono state proprio le donne a fare la parte del leone e a contribuire sostanziosamente al medagliere nazionale.

E lo stesso avviene con il commovente ardore agonistico mostrato dai tanti atleti e atlete delle otto discipline paralimpiche nelle quali, purtroppo, non figurano le discipline del tiro, che pure possono contare sulle prestazioni di tanti tiratori e tiratrici di grande valore. Una esclusione, questa, che ci ha visto sempre contrari, come avvenne, in epoca sicuramente non sospetta, quando una federazione internazionale decise l’immotivata esclusione dal suo panorama agonistico della categoria cosiddetta “Handy”. Ecco, ora che si parla con sempre maggiore convinzione e maturità sociale di ampliare la base dello sport, ci sembra che sia giunto il momento di restituire dignità agonistica a quegli atleti con varie disabilità che possono però frequentare le pedane del tiro – ma anche alcune sfide cinofile – potendo contare su classifiche appositamente dedicate. Quando affronto una problematica così vasta e complessa come lo sport al femminile e quello aperto alle persone disabili, non sto compiendo un’operazione di facciata o, peggio ancora, “modaiola”. La Fidasc, con i suoi tiratori “Handy” e le strepitose atlete della cinofilia e del tiro, unitamente alle tecniche e alle “ufficiali di gara” unite nella “squadra rosa”, stanno a dimostrare che l’attenzione federale non è figlia dei tempi ma della profonda convinzione che lo sport sia una questione che non può avere né limiti anagrafici, né confini di genere.

Una verità, questa, dimostrata anche dal fatto che molte delle nostre fortune sportive internazionali – e non sono né poche, né di poco valore – le dobbiamo proprio a tante ragazze che hanno poi proseguito altrove i loro percorsi agonistici continuando a mietere successi di cui siamo orgogliosi. E inoltre, a conferma di tutto ciò, si stanno moltiplicando le competizioni con squadre miste, come è avvenuto recentemente con il Campionato Open a squadre regionali di tiro a palla. Lo sport, quindi, non può e non deve essere esclusivo appannaggio degli strepitosi atleti che hanno permesso al nostro Paese di conquistare 618 medaglie ai Giochi Olimpici estivi, 74 ai Giochi Olimpici estivi giovanili, 141 ai Giochi Olimpici invernali e 22 a quelli Olimpici invernali giovanili. Oltre i cerchi olimpici c’è tutto un mondo fatto di atleti e atlete che merita l’attenzione e l’ammirazione di tutti noi. E noi non vogliamo far mancare né l’una, né l’altra.


“A caccia di sport”, di Felice Buglione, Caccia & Tiro 04/2022.


Buglione: “Molte delle nostre fortune sportive internazionali – e non sono né poche, né di poco valore – le dobbiamo proprio a tante ragazze che hanno poi proseguito altrove i loro percorsi agonistici continuando a mietere successi di cui siamo orgogliosi”.


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