SEGUGIO DELL’APPENNINO: FIUTO INFALLIBILE PER LA LEPRE

L’autrice di questo nostro incontro speciale con una razza molto interessante, è la Segretaria del Club Segugio dell’Appennino, nonché appassionata cinofila. Per fornirci un quadro il più possibile esaustivo, ha tratto spunto dagli scritti di Tiziano Selvatici e Massimo Mainardi.

Il Segugio dell’Appennino è una razza da caccia appartenente al “Gruppo 6 cani per pista di sangue”. Viene principalmente impiegato per l’attività venatoria su lepre. Le sue origini molto antiche lo annoverano tra le prime razze da seguita italiane. Comunemente noto come “cane da pagliaio”è sempre stato allevato dai contadini in forma singola o, al massimo, in due esemplari, poiché un tempo le condizioni di vita erano veramente difficili e si mantenevano solo i soggetti utili alla caccia, che procuravano quindi il cibo per la tavola. Ecco quindi che il Segugio dell’Appennino è figlio di una selezione funzionalemolto pragmatica e lontana dai canoni puramente estetici. Nonostante la variabilità morfologica che abbiamo ancora oggi, l’obiettivo è sempre stato quello di creare soggetti capaci di esprimersi a singolo o in coppia, visto che in passato difficilmente si impiegavano delle mute e con tanta venaticità. “Per quanto riguarda le mie zone (la Bassa Modenese) – dice l’autrice – si è sempre usato questo cane per la caccia alla lepre, suo selvatico per eccellenza, chiamandolo piccolo lepraiolo”.

Cani piccoli, veloci e con una “voce” squillante, molto legati al proprio canettiere, venivano spesso tenuti in cortile o direttamente in casa e portati a caccia appena possibile, perché la passione e l’attaccamento al selvatico in questi soggetti è tale che, appena li si vede lavorare, ci si innamora di loro. Morfologicamente di taglia medio-piccola, la costruzione è nel rettangolo, con arti asciutti e muscolosi. Possono essere a pelo raso o a pelo forte. Come carattere sono tendenzialmente socievoliIl lavoro è tipico del segugio, con le 4 fasicercaaccostamentoscovo e seguita, “ma a mio avviso sono molto più sbrigativi e risolutivi ad arrivare al selvatico rispetto alle altre razze e in seguita danno il meglio di sécon inseguimenti incalzanti ed emozionanti”. Il loro movimento è armonico, dinamico ma sempre equilibrato. “Nonostante io li impieghi principalmente in pianurala loro conformazione li rende perfetti per i terreni di alta collina e montagna”. Anche se il Segugio dell’Appennino viene utilizzato prevalentemente per la caccia alla lepre, è un cane che si presta a cacciare la selvaggina da pelopertanto anche il cinghiale. Si distingue per intelligenza e collegamento con il conduttore e nell’impiego su cinghiale ha bisogno di persone di polsoche sappiano muoversi durante la battuta. L’accostamento sarà fatto con iniziativa e l’incontro sarà rapido, l’abbaio a fermo squillantenervoso e deciso. Essendo cani collegati, difficilmente andrete a cercarli con il satellitare perché non rientrati dalla battuta.


Il Segugio dell’Appennino è storicamente conosciuto con gli appellativi di “cane da pagliaio” e “piccolo lepraiolo”. Il suo movimento è armonico, dinamico ma sempre equilibrato. La sua conformazione lo rende perfetto per i terreni di alta collina e montagna.


Condividi l'articolo su: