In questo numero di “Caccia & Tiro” affrontiamo vari temi e, come sempre, quelli relativi al mondo venatorio sono soprattutto contraddistinti da attenzione a ricerca, scienza e gestione. “Ricerca” e “scienza”, queste due parole ad un orecchio distratto potrebbero sembrare lontane dalla cultura rurale in cui si innesta l’attività venatoria, invece mai sono state così vicine al mondo della caccia come in questi anni. La conoscenza scientifica dei delicati equilibri di fauna e territorio rappresenta l’humus sul quale far prosperare una gestione efficace ed eco-compatibile. Gli studi e la raccolta dei dati sono invece un potente “antidoto” contro l’ideologia anticaccia.
Lo testimonia l’andamento dei ricorsi al Tar da parte di alcune associazioni ambientaliste e animaliste avverso i calendari venatori, ricorsi che anche quest’anno non si sono fatti attendere. Nel momento in cui scriviamo in varie regioni i cacciatori sono ancora in attesa dei pronunciamenti da parte dei Tribunali competenti, ma se ogni anno molti di questi ricorsi vengono respinti è anche grazie al supporto che il mondo venatorio offre alle Istituzioni chiamate a stilare e approvare i calendari, per far sì che essi poggino su solide basi, giuridiche e scientifiche, che possano sostenerli proprio nel caso di un eventuale ricorso. I cacciatori ormai da tempo collaborano con Regioni e Province proprio per fornire dati e supporto scientifico; lo fanno con grande dedizione, promuovendo progetti e ricerche che possano consentire la raccolta di dati capillari e sempre più specifici. È in quest’ottica che si inquadrano il lavoro di tanti tecnici di Associazioni venatorie (in primis di Federcaccia) e la collaborazione di migliaia di cacciatori. Un grande aiuto, in questo ambito, lo ha fornito, e lo fornirà ancor più in futuro, la tecnologia, che offre un insostituibile sostegno nel monitoraggio della fauna. Ne parliamo a pagina 20, in un articolo a firma di Carlo Romanelli nel quale ricordiamo ricerche e risultati relativi a studi condotti tramite la telemetria satellitare per stabilire i periodi di migrazione prenuziale di alcune specie, ma raccontiamo anche di una nuova frontiera della ricerca, quella dell’utilizzo dei radar usati per monitorare la migrazione. L’altro fondamentale tema della caccia contemporanea, come dicevamo all’inizio, è la gestione su basi scientifiche di fauna e territorio, che ha il principale scopo di salvaguardare gli habitat e garantire la consistenza delle specie cacciabili, con felici ricadute sulla biodiversità in generale. A pagina 16, nell’articolo a firma di Roberto Mazzoni Della Stella, affrontiamo in particolare l’importante tema del rapporto tra ambiente agricolo e piccola selvaggina, analizzando le buone pratiche per un’agricoltura davvero sostenibile, che preservi o ripristini buoni livelli di biodiversità. Lo facciamo sfatando alcuni miti e analizzando le possibilità oggi offerte dalla Politica agricola comunitaria. La cattiva notizia, ma non nuova, è che negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un calo delle popolazioni di piccola selvaggina nei terreni agricoli, dovuto alla perdita di habitat e insetti, la buona notizia è che attraverso alcune buone pratiche per la salvaguardia della biodiversità è possibile invertire questa tendenza. Come spesso vediamo, nell’evolversi in positivo di una vicenda a fare la differenza è la capacità dei protagonisti – in questo caso agricoltori, cacciatori, ambientalisti e istituzioni – di saper fare squadra, gestendo al meglio risorse e possibilità. L’importante, come in alcune storie che narrano di avventure, è che nessuno venga lasciato da solo o che nessuno “vada fuori sentiero”.
“Primo piano”, di Valeria Bellagamba, Caccia & Tiro 10/2024.
Fondamentale tema della caccia contemporanea è la gestione su basi scientifiche di fauna e territorio, che ha il principale scopo di salvaguardare gli habitat e garantire la consistenza delle specie cacciabili, con felici ricadute sulla biodiversità in generale.