Il ruolo dei cacciatori è cambiato nel corso degli anni ed è cresciuta, nonostante le reiterate campagne anticaccia, la consapevolezza di quanto il supporto di questa particolare categoria di cittadini, specializzata nella gestione della fauna e aperta alla collaborazione con Enti e Istituzioni, rappresenti una grande risorsa per la società, anche a sostegno delle attività agricole e nel contrasto ai danni da fauna. Nonostante la disponibilità del mondo venatorio, che dove ha potuto ha collaborato, e nonostante i continui allarmi lanciati dal mondo agricolo, l’unica strategia che è stata portata avanti con costanza è stata quella del risarcimento dei danni, non sempre sufficiente a coprire le perdite economiche, oltre a rappresentare un costo notevole per i bilanci dello Stato. Ma c’è dell’altro, oltre alla questione economica: allevatori e agricoltori rappresentano anche un presidio del territorio, hanno un valore sociale e turistico. Basti pensare alle Malghe del Trentino o, più in generale, a cosa succederebbe in molte aree montane se non fossero più abitate, considerando quanto l’abbandono dei territori verificatosi fino ad oggi abbia già portato a situazioni di squilibrio faunistico. Uno squilibrio che non è solo sovrappopolazione di una determinata specie, ma anche scomparsa di habitat per altre specie.
Politica ed Istituzioni hanno troppo spesso cercato una mediazione tra pragmatismo scientifico e ideologia, tra esigenze dell’uomo e conservazione (in questo caso intesa nel senso più ottuso del termine) della natura. Questo approccio ha prodotto la situazione in cui versa oggi il nostro Paese e si attende da tempo un cambio di passo.
Non sappiamo se le recenti dichiarazioni del Francesco Lollobrigida possano rappresentare un passo verso il cambiamento, ma il suo approccio sul tema dei danni da fauna è sembrato molto pragmatico e scevro da ideologie. Lo scorso novembre il ministro ha incontrato il presidente Ispra Stefano Laporta, per approfondire la possibilità di una collaborazione tra il suo dicastero e l’Istituto. “L’eccessiva presenza di determinati animali su alcuni territori crea squilibri – ha affermato Lollobrigida – causando rischi per la salute pubblica e per alcuni settori produttivi strategici, oltre a vanificare un’azione di protezione di altre specie. Abbiamo la necessità e il dovere di affrontare problemi inevasi da tempo e che gravano sul bilancio dello Stato per milioni di euro. Ho informato i presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano, che mi avevano rappresentato le criticità emergenti sui loro territori rispetto alla presenza dei grandi carnivori, delle azioni che abbiamo intrapreso in continuità con loro e le istituzioni scientifiche del settore. Da queste ultime intendiamo trarre tutte le indicazioni tecniche in linea con le disposizioni italiane ed europee. Il governo sarà pronto a dare seguito alle iniziative che gli saranno indicate dal Parlamento”..
Importanti anche le dichiarazioni fatte in una Question Time al Senato proprio sui danni all’agricoltura causati da orsi e lupi in Trentino-Alto Adige, durante la quale Lollobrigida ha messo in primo piano, tra le altre cose, il contributo della scienza: “Assicuro il massimo impegno, sia politico sia tecnico, per condividere con il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con cui è in atto un serrato confronto, soluzioni scientificamente supportate e coerenti con il quadro comunitario in materia, da attuare con il costante coinvolgimento del Parlamento”. Queste sono le dichiarazioni, poi vedremo se seguiranno i fatti e come. I banchi di prova, ne siamo certi, non mancheranno, perché ogni volta che in Italia si sceglie di gestire la fauna secondo pragmatismo e scienza si alzano le barricate dell’animalismo più estremo.
Ne è un esempio recente ciò che sta accadendo all’Isola del Giglio, dove è stato avviato, con il beneplacito della Regione Toscana e il parere positivo di Ispra, il programma di eradicazione del muflone, specie alloctona, così come richiesto nelle misure dei progetti europei Life. “Immediatamente è partita la consueta, ben organizzata, macchina del fondamentalismo animalista, – ha scritto Federcaccia in un comunicato – che senza alcuna attenzione per le conseguenze negative sulla tutela reale della biodiversità ha prima dato vita a una campagna denigratoria nei confronti del Parco e successivamente con la presenza da oltre un mese di un gruppo di attivisti, che stanno costantemente presidiando tutto il territorio dell’Isola del Giglio inscenando incessanti azioni di disturbo e provocazione volte a impedire il normale svolgimento dell’attività venatoria, estesa dal prelievo dei mufloni a qualsiasi forma di caccia praticata secondo le attuali normative e regolamenti”. Insomma, in questo caso tutto secondo scienza e Progetti europei, ma ciò non è bastato ad evitare quella che è stata definita da Federcaccia “Una situazione surreale e inaccettabile”. Questo ultimo episodio ci racconta di cosa può aspettarsi chiunque voglia affrontare la gestione della fauna secondo scienza e regolamenti, e per quanto riguarda i grandi carnivori la questione è anche più delicata. Eppure la situazione in alcune zone è già fuori controllo ed è proprio di questi giorni la notizia di una 46enne che è stata circondata da otto lupi nel recinto dell’azienda agricola biologica del marito, a Gradara. La donna è riuscita a prendere in mano una pala e a scacciare i lupi, ma cosa sarebbe accaduto se non avesse avuto mezzi con cui difendersi? E se in quel cortile ci fosse stato un bambino? Domande di realtà a cui non vorremmo mai che rispondessero i fatti.
“Primo piano”, di Valeria Bellagamba, Caccia & Tiro 12/2022-01/2023.
I cacciatori, specializzati nella gestione della fauna e aperti alla collaborazione con Enti e Istituzioni, rappresentano una grande risorsa per la società, anche a sostegno delle attività agricole e nel contrasto ai danni da fauna – Illustrazione Federcaccia San Prisco (Ce).