Diciamolo subito: nessun cammino può essere solo in discesa. Ci sono e ci saranno sempre, prima o poi, salite più o meno lunghe e più o meno ripide con le quali misurarsi. Se così non fosse, nessuna impresa potrebbe essere definita così, e ogni cosa sarebbe banale, e priva di stimoli e interesse. Quando, oltre vent’anni fa, il mondo venatorio tagliò quello che sembrava l’ingombrante cordone ombelicale che lo collegava al Coni tramite una sola associazione venatoria, e decise di costruire una sua nuova e orgogliosa identità sportiva, nessuno di quelli che erano stati i “padri fondatori” di questa nuova realtà si illudeva che tutto sarebbe stato in discesa. Anzi! Tutti, allora, avevamo un unico traguardo e un solo percorso unitario da compiere per raggiungerlo. E così avvenne, con incredulo stupore di molti e meritata soddisfazione per tutti noi. Nel breve volgere di qualche anno fu subito chiaro che la sinergia associativo/sportiva, sgombra da personalismi di qualsiasi genere e natura, si stava dimostrando ricca di frutti numerosi, costanti e succosi. Così numerosi e così succosi che, dopo soli 4 lustri, le primitive (e basilari) discipline sportive si sono evolute in un rivolo di specialità sempre più entusiasmanti e moderne, che hanno permesso ad una platea vastissima di atleti non solo di conquistare un medagliere che sembrava semplicemente fantascientifico, ma di rivitalizzare specialità, come lo sporting, e crearne altre, come il tiro di campagna e il tiro combinato da caccia, nelle quali nessuno avrebbe scommesso un centesimo, salvo poi ricredersi, impadronendosene. I dati non sono parole prive di senso ma sono la nostra storia e l’orgoglio di tutto il mondo venatorio che pratica attività sportiva. E non lasciano adito a dubbi, visto che in ambito internazionale abbiamo conquistato ben 324 medaglie: 105 d’oro, 101 d’argento e 118 di bronzo.
Un bottino così suddiviso: disciplina del tiro sporting (dal 2001 al 2013) e english sporting (dal 2014 al 2019): 27 ori, 35 argenti e 52 bronzi. Tiro a palla – di campagna (carabina) e combinato (fino al 2013): 33 ori, 37 argenti e 35 bronzi. Field target (dal 2016 al 2019): 2 medaglie d’oro, 4 d’argento e 2 di bronzo. Paintball (dal 2017 al 2019): 1 medaglia d’argento. Disciplina della cinofilia venatoria (dal 2006 al 2019): 24 medaglie d’oro, 15 d’argento e 12 di bronzo. Agility (dal 2018 al 2019): 19 medaglie d’oro, 8 d’argento e 15 di bronzo. Protezione civile sportiva (dal 2016 al 2019): 1 medaglia di bronzo. Sleddog (dal 2018 al 2019): 1 medaglia d’argento e 1 di bronzo. Oggi tutti questi frutti comuni – e sottolineo comuni – sembrano sottovalutati, se non addirittura dimenticati. Certo, lungo quel cammino che ho già definito non privo di salite e di problematicità, ci sono state alcune perdite, tanto significative quanto dolorose, ma stavolta non si tratta di difficoltà economiche o di divergenze di natura gestionale e organizzativa. No, quella che è in atto stavolta è una marcia del gambero, un percorso a ritroso verso la negazione totale di quella identità comune così faticosamente conquistata e democraticamente consolidata. Una marcia intrapresa a seguito di una improvvida e sorprendente iniziativa unilaterale che, travalicando le legittime attività di ciascuna associazione, attribuisce, senza averne alcun titolo, la qualifica di “sperimentale” ad una delle specialità più affermate della Fidasc, che ha già da anni vasta eco in campo internazionale. E a lasciare ancora più sconcertati e sgomenti è proprio la dichiarazione di uno dei massimi dirigenti venatori, il quale ha affermato che la cosiddetta iniziativa sportiva sperimentale, che invece è solo la brutta copia di una delle nostre più rilevanti specialità, “È un importante passo avanti che non va sciupato per avviare finalmente un percorso di unificazione tra le federazioni del tiro…”. Bisogna aggiungere altro?
“A caccia di sport”, di Felice Buglione, Caccia & Tiro 10/2021.
In ambito internazionale le diverse specialità Fidasc hanno conquistato ben 324 medaglie: 105 d’oro, 101 d’argento e 118 di bronzo.