Dedico volentieri questo mio intervento ad un evento a cui sono stato piacevolmente presente e nel corso del quale ho peraltro ricevuto tante e gradite attestazioni personali di stima: la grande festa del tiravolismo del Veneto che la Delegazione federale di quella regione ha saputo celebrare con lodevole perizia organizzativa nel mese di febbraio. Ai dirigenti della Delegazione Fitav, alle atlete e agli atleti presenti a quell’evento e alle loro famiglie ho testimoniato direttamente con le mie parole la mia sincera ammirazione per l’iniziativa, ma proprio perché sono stato davvero favorevolmente impressionato dalla bella atmosfera, nel contempo genuinamente sobria ed elegante, che ha contraddistinto quella serata conviviale in un grande locale del vicentino, mi sento in dovere di sottolinearne l’importanza alla platea più ampia alla quale mi rivolgo con questo mio consueto intervento su carta stampata. Alle amiche e agli amici del tiravolismo veneto ho riconosciuto di essere stati in grado nel contempo di recuperare e attualizzare abilmente una consuetudine che è stata tipica del nostro ambiente sportivo, ma che gradualmente si è un po’ smarrita, ovvero la capacità di riunire le diverse generazioni per celebrarne le imprese agonistiche.
La festa che i dirigenti veneti hanno indetto ha permesso di attribuire i riconoscimenti di ben tre stagioni agonistiche perché le restrizioni degli anni della pandemia avevano ovviamente impedito che nel recente passato si potesse celebrare un evento del genere. Peraltro proprio la concentrazione di premiati delle più recenti stagioni nella medesima circostanza ha certamente ancor più valorizzato l’evento. Ma ai miei assidui lettori non sarà sfuggito che nel titolo di questo mio intervento ho voluto porre l’accento sul valore plurale del concetto di sport. Proprio alle amiche e agli amici del Veneto ho testimoniato nuovamente la mia volontà di guardare alla gestione dell’International shooting sport federation, a cui sono stato chiamato dal voto dell’Assemblea di quell’organismo dello scorso novembre, come ad un compito da svolgere insieme. Ai dirigenti della Delegazione del Veneto, ai rappresentanti delle Associazioni di quella regione che svolgono il prezioso lavoro quotidiano sul territorio, alle atlete e agli atleti di ogni età presenti a quella riunione conviviale ho detto perentoriamente che credo fortemente nel pronome: noi.
Non è soltanto la mia persona, ma è proprio la nostra intera collettività di italiane e italiani del tiro a volo che è stata chiamata al prestigioso e impegnativo compito di tracciare una strada a livello mondiale per uno sport – il tiro a volo, appunto, e gli sport del tiro nel loro insieme – nel quale indiscutibilmente l’Italia da sempre ha saputo fare scuola a livello tecnico, agonistico, organizzativo e industriale. Ma proprio nell’ottica di una gestione sempre più condivisa del nostro sport, le iniziative come quella che le amiche e gli amici del Veneto hanno saputo riproporre qualche settimana fa, dopo le stagioni della pandemia che ci hanno drammaticamente costretto a evitare ogni forma di aggregazione, rappresentano certamente un modello che auspico di vedere esportato anche nelle altre aree della nostra Italia. Si tratta di un bel modo di valorizzare le eccellenze individuali e quelle delle nostre meravigliose Associazioni che, istituendo un ponte tra le generazioni, potrà contribuire a rinsaldare il presente e il futuro di noi tutti.
“Linea di tiro”, di Luciano Rossi, Caccia & Tiro 03/2023.
Il presidente Luciano Rossi con il consigliere federale Fabrizio Forti e i dirigenti della Delegazione Fitav del Veneto.