Se dovessi indicare un’espressione con cui sintetizzare l’esperienza olimpica di Parigi 2024, direi senza esitazione: lavoro di squadra. La medaglia d’oro di Diana Bacosi e Gabriele Rossetti nel mixed team di skeet e la medaglia d’argento di Silvana Stanco nell’individuale femminile di trap sono l’emblema di un armonico lavoro con cui la nostra Italia tiravolistica ha fornito un contributo fondamentale al medagliere complessivo del nostro Paese che, come noto, a Parigi ha replicato il risultato numerico di Tokyo in termini di presenze sul podio ma con un incremento certamente non solo simbolico di medaglie d’oro. È stato un prezioso lavoro di squadra quello che ha condotto le formazioni dei direttori tecnici Andrea Benelli e Marco Conti al risultato che ho sottolineato e non è un caso che mai come in questa trentatreesima edizione dei Giochi tutta la nostra squadra azzurra abbia operato con grande spirito di gruppo cosicché, oltre ai medagliati, anche Jessica Rossi e Martina Bartolomei, Giovanni Pellielo, Tammaro Cassandro e Mauro De Filippis sono stati sempre in corsa per un posto rilevante in classifica per tutta la loro gara e con la loro dedizione al nostro sport hanno rappresentato un elemento insostituibile e determinante per il conseguimento delle stesse medaglie. Chi mi conosce o comunque mi segue assiduamente sui social sa bene, però, che non amo indulgere in trionfalismi. E questo non certo perché non intenda a mia volta gioire delle straordinarie prove delle nostre atlete e dei nostri atleti, ma semplicemente perché, da uomo di sport quale mi considero, so benissimo che è proprio nel momento in cui si stemperano i clamori di ogni nostro più recente successo che inizia la nostra gara successiva. È la lezione sobria e severa dello sport. E allora proprio lo sport, che innesca gioia incontenibile nel momento della vittoria e, naturalmente, anche un motivato e comprensibile senso di delusione se quel traguardo non arriva, malgrado magari un quadriennio di impegno estenuante, ci impone di guardare sempre oltre l’orizzonte. Ho appena espresso la mia legittima fierezza di presidente della Fitav per i successi della nostra squadra azzurra, ma da massimo dirigente del tiro mondiale sono altrettanto fiero di segnalare che l’Olimpiade di Parigi ha sancito il grande successo collettivo di tutto il nostro comparto sportivo del tiro a segno e del tiro a volo. Più di 340 atlete e atleti in rappresentanza di più di 80 nazioni nei giorni dei Giochi francesi hanno saputo descrivere al grande pubblico tutta l’ampiezza del perimetro mondiale entro cui si muove la nostra sfera sportiva. Ed è proprio quello che ho voluto sottolineare al presidente del Cio Thomas Bach che ci ha onorato con la sua visita in una delle giornate di gara all’impianto di Châteauroux. Seppure in una sede decentrata sotto il profilo logistico rispetto al cuore pulsante dell’Olimpiade parigina, anche questa volta il tiro mondiale ha infatti saputo ritagliarsi pagine di vera e propria epica sportiva e di immensa popolarità sui social: tutti elementi che dimostrano, con più efficacia di ogni formulazione teorica, che tutte le nostre discipline hanno grandi potenzialità spettacolari e di attrazione.
E tutto questo è di nuovo il prodotto di un accurato lavoro di équipe. Guardare oltre significa dunque far tesoro di tutto questo straordinario lavoro di squadra che è stato compiuto sia a livello di compagini nazionali che di struttura internazionale per consolidare proprio in sede olimpica il ruolo del mondo del tiro che, oltre a vantare radici storiche solidissime, sa immaginare perfettamente il proprio futuro.
“Linea di tiro”, di Luciano Rossi, Caccia & Tiro 09/2024.
Il presidente del Cio Thomas Bach con il presidente della Fitav e dell’Issf Luciano Rossi.