ROSSI: “IL NOSTRO MOVIMENTO È IN SALUTE”

Per l’ultimo numero del 2021 abbiamo incontrato il presidente Luciano Rossi, al quale abbiamo chiesto una riflessione sulla chiusura del quadriennio olimpico 2016-2020, protrattosi a causa della pandemia fino al 2021, e una previsione su quello che ci porterà ai Giochi di Parigi 2024, cercando di ottenere una visione ad ampio raggio sull’attività federale.

Quello che si sta per chiudere è stato un anno che ha visto la Federazione protagonista in ambito agonistico e in prima linea anche sul fronte tecnico e gestionale, con la ripartenza dopo la pandemia e il ritorno alla quasi normalità. È soddisfatto di come il tiro a volo italiano ha affrontato questo periodo e della partecipazione a Tokyo 2020?
Sono veramente soddisfatto. Ci siamo dimostrati coesi ed efficaci. Inizio proprio da come è stata gestita la pandemia perché è una conquista importante, che ci ha visti protagonisti nel rispetto di norme che abbiamo contribuito a stendere e che ci hanno consentito di praticare il nostro sport anche nel momento di lockdown totale. Abbiamo affrontato al meglio una stagione veramente complicata, quella 2020-2021 e ci affacciamo alla nuova con la consapevolezza che la pandemia non è stata sconfitta. È stato un periodo impegnativo, ma sono arrivate importanti soddisfazioni agonistiche, sia grazie agli atleti di vertice che agli appassionati di base, con numeri importanti nelle specialità olimpiche e in quelle non olimpiche. L’avvicinamento olimpico è stato seguito nel modo migliore? La risposta è sì, perché ne siamo stati tutti protagonisti consapevoli e co-autori. Abbiamo dovuto prendere atto che nel panorama del tiro a volo internazionale c’è stata una crescita quantitativa e qualitativa importante, che seguita ad accelerare in seguito a conquiste tecnologiche ed esperienziali che da tempo sto evidenziando. L’avvicinamento olimpico si è consumato tra difficoltà oggettive. Lo scivolamento di un anno ha fatto saltare tutti i programmi dei nostri atleti e dei nostri tecnici. La saggia decisione del Cio di posticipare è stata assolutamente condivisa da tutti noi. È chiaro che questo ci ha obbligato a modifiche strutturali e sostanziali. Come per l’edizione di Rio de Janeiro, siamo partiti con un componente in meno rispetto al massimo di quelli qualificabili, ma siamo arrivati a Tokyo con la squadra migliore in assoluto, con scelte che i nostri commissari tecnici hanno formulato e che il Consiglio federale ha condiviso. È stata un’esperienza in fondo sfortunata, al di là dei risultati. Verso le nostre tiratrici, i nostri tiratori ed i nostri tecnici non posso che esprimere gratitudine per la serietà e l’impegno con cui hanno affrontato questo appuntamento. Archiviamo un’Olimpiade che ci lascia molto amaro in bocca, è inutile negarlo, ma non andremo a caccia dei colpevoli. Non esistono colpe a livello individuale, ma carenze nel sistema. Per questo motivo proporrò al Consiglio federale di intervenire proprio su quest’ultimo, cambiando la visione e garantendo più attenzione e vicinanza ai protagonisti nel percorso verso le Olimpiadi. Un cambiamento strutturale che determinerà un numero ristrettissimo di atleti individuati come Probabili Olimpici”.

A livello pratico questo cambiamento strutturale cosa comporterà?
Non ci sarà più una situazione generale, ma tre particolari che saranno rappresentate dall’attività degli azzurri P.O., poi da quella degli azzurri e da un’altra che è quella del Settore Giovanile, con tre diversi responsabili: non ci sarà più una responsabilità totale ma una mirata su ciascuno di questi tre settori. Si tratta di un passaggio frutto di una riflessione e di valutazioni che faccio da mesi, anche da prima delle Olimpiadi. Sarà assicurata la continuità ma con una componente di innovazione. Perché rivendico i successi della nostra Federazione? Perché i numeri degli ultimi 5 anni vanno considerati in toto: Olimpiadi, Coppe del mondo, Europei, Mondiali, attività Senior e Under 20, olimpica e amatoriale. A conti fatti, dunque, siamo sempre stati protagonisti, questo è certo”.

Anche nel 2021, oltre le specialità olimpiche, anche con il Mondiale para trap ospitato a Lonato e con le specialità non olimpiche abbiamo dettato il passo.
Molte di queste iniziative non olimpiche ce le siamo anche addirittura inventate. Le seguiamo, vediamo la crescita esponenziale in Italia di queste pratiche sportive che stanno dando le maggiori soddisfazioni e opportunità anche ai gestori degli impianti federali. Ma il vero problema del futuro del tiro è se il sistema di tenuta delle Asd in Italia, ma anche nel mondo, riuscirà a reggere la pesante situazione economica. Siamo perfettamente consapevoli del fatto che stanno compiendo degli sforzi superiori alle loro capacità e del fatto che c’è un’attenzione persecutoria nei confronti di questa situazione che ha origini diverse: tra le altre, la sicurezza, l’ambiente e la fiscalità. Per questo la Federazione è in campo per proteggerle, oggi come sempre nel passato, ma per il futuro questo rischia di non bastare più. Un altro problema sensibile è quello della frammentazione del mondo legato all’utilizzo delle armi, che in passato può aver dato parvenza di soddisfazione a qualcuno, ma io credo che serva un recupero dei numeri, con la riaggregazione dei movimenti, sapendo che, se andremo in ordine sparso, faremo il gioco dei nostri avversari che chiedono la soppressione delle nostre attività, ad iniziare dall’Olimpiade fino alla soppressione di tutti i nostri impianti di tiro”.

Il tema delle aggregazioni è all’ordine del giorno anche presso la Giunta del Coni di cui lei è componente. A che punto siamo?
Il Gruppo di lavoro si è riunito e sono state trattate queste tematiche: la Giunta esecutiva in ben 2 sessioni ha esaminato tutti gli aspetti che possano garantire il rispetto delle diverse realtà in gioco. Noi siamo pronti. La volontà del Governo, ribadita a Palazzo Chigi, nei 4 punti che sono stati rappresentati, ha messo al secondo punto tali aggregazioni: va nella direzione di rendere razionali dei sistemi, di evitare dei duplicati, degli sprechi. Ma non è solo questo che mi interessa. Mi interessa cercare di riunire i valori di cui ognuno di noi è depositario. Solo unendoli saremo forti, resteremo ‘una famiglia e in famiglia’. Bisogna avere il coraggio di dirlo: saranno anni molto difficili, però se non operiamo adesso queste scelte, domani sarà troppo tardi”.

La Fitav ha dimostrato nei fatti che è già sulla strada giusta: il numero dei tesserati è cresciuto, superando quota 23.000; la partecipazione alle gare, nonostante le difficoltà pandemiche, ha un trend positivo. Le iniziative rivolte ai neofiti per ampliare la sua platea hanno portato in pedana oltre 3.000 persone, come Sport per tutti e Porte aperte al tiro a volo. A conti fatti, quindi, il nostro è un movimento che gode di buona salute. Conferma questa “fotografia”?
Quando si parla di tesseramento, noi abbiamo i tesserativeri: non vengono fatte gabole, furbate per ingigantire i numeri. Le nostre 363 Associazioni sono 363 Asd vere, che si sa dove stanno e quello che fanno. Non sono nell’immaginario di qualcuno o dentro la residenza di qualcun’altro. Dobbiamo avere il coraggio di dire chi siamo e cosa facciamo. Non possiamo sottrarci alla nostra identità, sarebbe sbagliato. Dobbiamo rivendicarla senza urlare, spiegandola, mostrandola. Dialogando anche con chi non è neppure lontanamente in sintonia con noi. Abbiamo scelto la via della legalità, del rispetto delle norme. Proprio per questo vogliamo essere coinvolti nei sistemi di controllo e di certificazione. Se non lo facciamo noi, lo faranno la questura, il sindaco, la prefettura di turno che, appena vedono le armi, si mettono subito ‘di traverso’. Per questo motivo siamo pronti a fare delle scelte coraggiose che partono anche dai piccoli gesti. Certo, non sarà un’impresa facile, soprattutto in un momento come questo in cui il Coni è alle prese con le difficoltà dipendenti dalla sovrapposizione con Sport e Salute e con Governi che hanno rivoluzionato il sistema sportivo con emendamenti di poco buon senso. Purtroppo ne pagheremo le conseguenze per anni. Però, come dicevo, proprio per questo è il momento di rimboccarsi le maniche cercando di andare tutti in un’unica direzione. Per me il Comitato olimpico è sacro, è un’eccellenza dell’Italia nel mondo: come si è arrivati a cercare di affossarlo o di metterlo in irreversibile difficoltà, è qualcosa di inaccettabile. Le Federazioni comunque sono solide, ognuna cerca di fare del suo meglio e poi, me lo si lasci dire, il 2021 è stata una stagione esaltante per lo sport azzurro. Lo sport, a qualsiasi livello venga praticato, ha una funzione sociale enorme. Per noi che lo pratichiamo con un’arma in mano la sfida è ancora più difficile, ma la stiamo vincendo”.

E cosa ci dobbiamo aspettare dal 2022?
Innanzitutto non dimentichiamo che il quadriennio 2020-2024 doveva essere la tappa di avvicinamento alle Olimpiadi di Roma: andremo invece a Parigi e ciò è stata una vera ingiustizia per l’Italia e per Roma, perché il movimento italiano aveva lavorato duramente per anni per ottenere questa assegnazione. I Giochi Olimpici di Parigi resteranno comunque il nostro obiettivo primario, con la ferma intenzione di riscattare il risultato poco fortunato di Tokyo 2020. Durante questo percorso ci dedicheremo alla realizzazione delle tante iniziative che coinvolgono la nostra Federazione, i nostri Club, le nostre atlete, i nostri atleti, i tecnici. Ci sarà l’attività olimpica, quella non olimpica e paralimpica. Quest’ultima rappresenta una conquista culturale senza precedenti che, con il prossimo inserimento nel programma delle Paralimpiadi, potrà scongiurare il rischio dell’esclusione delle discipline del tiro da quello delle Olimpiadi. Queste sono e saranno le prossime sfide a cui dovremo dedicarci anima e corpo. Ogni distrazione sarebbe un tradimento e non possiamo permetterlo”.


Tratto da “Rossi: Il nostro movimento è in salute”, di Carlofrancesco Manstretta, Caccia & Tiro 12/2021-01/2022.


Luciano Rossi: “La Fitav ha dimostrato nei fatti che è già sulla strada giusta: il numero dei tesserati è cresciuto, superando quota 23.000, la partecipazione alle gare, nonostante le difficoltà pandemiche, ha un trend positivo. Le iniziative rivolte ai neofiti per ampliare la sua platea hanno portato in pedana oltre 3.000 persone. A conti fatti, quindi, il nostro è un movimento che gode di buona salute”.


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