RIPOPOLAMENTI CON SELVAGGINA ALLEVATA: IL “CASO” FAGIANI

Una interessante disamina curata dall’esperto di gestione faunistica Francesco Santilli punta l’attenzione sui ripopolamenti attuati con selvaggina proveniente da allevamenti. Nel caso in questione mette sotto la lente d’ingrandimento i risultati alquanto deludenti sotto il profilo della riproduzione ottenuti dal ricorso ai fagiani. Prendendo come riferimento una ricerca inglese di qualche anno fa, per quanto il contesto sia diverso rispetto a quello italiano, dato che in questa nazione la pratica del ripopolamento è davvero seguita da una larga fetta di proprietari terrieri: la caccia per loro rappresenta infatti un’alta fonte di reddito. Un dato eloquente a riguardo: ogni anno vengono immessi all’incirca 35 milioni di fagiani ad uso venatorio. “Proprio però per questo motivo – si legge nell’analisi di Santilli la Gran Bretagna può essere utilizzata per valutare l’efficienza del ripopolamento e i problemi connessi con un ricorso così intenso e generalizzato a questa pratica”. Si è constatato che, mentre negli anni ’60 il quantitativo dei fagiani abbattuti ammontava più o meno al 50% rispetto ai soggetti introdotti, allo stato attuale l’efficienza di tali ripopolamenti si è ridotta ad una percentuale del 35%. Si stima inoltre che unicamente il 15% dei capi introdotti a scopo di ripopolamento e “sfuggiti” al prelievo venatorio sopravviva alla stagione successiva a quella dell’immissione. Tra le cause principali della mortalità dei fagiani la predazione operata in primis dalle volpi, il protrarsi della stagione venatoria a tutto il mese di gennaio e la massiccia industrializzazione delle tecniche di allevamento. Altrettanto drammatici, è l’espressione giusta, sono i dati legati al successo riproduttivo dei fagiani: sempre attingendo a quanto rilevato dalla ricerca inglese, fino al 1990 il carniere di fagiani era strettamente correlato alla sopravvivenza estiva dei piccoli della specie. Un fattore che ha permesso di ipotizzare che il carniere derivasse in massima parte dalla riproduzione dei capi selvatici piuttosto che dai ripopolamenti e/o che questi ultimi contribuivano alla riproduzione naturale. Dal quel periodo in avanti purtroppo non si è più registrata tale correlazione, evidenziando di fatto come le popolazioni selvatiche siano state soppiantate da quelle di allevamento che, dal canto loro, non sono capaci di riprodursi a livelli tali da “rinforzare” le popolazioni…

Testo completo dell’analisi del dottor Francesco Santilli


Una ricerca condotta in Inghilterra ha dimostrato come nel corso del tempo l’immissione di fagiani di allevamento abbia prodotto risultati alquanto deludenti sotto il profilo riproduttivo – Foto Pinotto42, CC BY-SA 3.0


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