IL TIRO A VOLO IN LIGURIA: LA PAROLA A FRANCESCO CIOCCA

Ci sono motivazioni attinenti innanzitutto alla geografia fisica e a quella antropica che hanno impedito alla Liguria di incentivare nel corso degli anni il proprio potenziale tiravolistico. A fronte di un’estensione territoriale circoscritta – la Liguria è nei fatti tra le più piccole realtà regionali italiane – in concomitanza con una forte urbanizzazione di alcune aree e alla presenza di rilievi montuosi su tutto il territorio, la regione si trova oggi nella condizione oggettiva di non poter espandere il proprio patrimonio impiantistico. Nell’arco degli ultimi quattro o cinque decenni tuttavia la Liguria disponeva di un panorama considerevole di piccole e medie realtà tiravolistiche che hanno contribuito a formare un movimento di significativa portata di cui la regione beneficia a tutt’oggi. Ed è proprio attraverso il filtro di questa storia ricca di tradizione che il delegato Francesco Ciocca analizza il più recente quadrienno della Liguria tiravolistica in prospettiva di un rilancio di tutto il movimento tiravolistico regionale mediante un comparto giovanile che si sta rivelando solido e promettente e che appena qualche anno fa ha tenuto a battesimo nientemeno che il talento di Silvana Stanco.

Delegato Ciocca, la prima richiesta tradizionale di queste ricognizioni è l’istantanea del territorio: che foto è quella che ritrae oggi la Liguria?
La Liguria non vive un momento molto felice per il tiro a volo. Il primo motivo che determina questa situazione è la mancanza di strutture. La conformazione della regione è insieme causa ed effetto di questa carenza: il territorio non permette infatti di immaginare nuovi impianti e le dinamiche viarie, e di nuovo appunto la geografia, impediscono da sempre spostamenti facili e rapidi tra le varie province. In alcuni fine settimana è assolutamente improponibile mettersi in viaggio per spostarsi da un’area all’altra della regione e questo ha determinato il fatto che un considerevole gruppo di tiratori liguri spesso abbia deciso di fare attività in altre regioni perché in realtà Società di tiro a volo, anche perfino più lontane in termini di chilometri, sono però più facilmente raggiungibili. Capisco perfettamente che questo fenomeno risulti perfino incomprensibile a chi vive in altre aree d’Italia. Per spiegarlo in modo efficace, voglio far riferimento ad un episodio che abbastanza di recente mi ha coinvolto direttamente. In occasione della prima prova estiva del circuito regionale di fossa universale in programma a Ventimiglia, sono partito da casa mia, a Savona, alle 15 perchè non potevo muovermi prima e avevo programmato di arrivare in tempo per assistere alle fasi conclusive della prova e per intrattenermi con i partecipanti. In realtà sono arrivato al campo di Ventimiglia alle 19.30 a causa di un ingorgo autostradale che mi impediva sia di procedere che di tornare indietro. Naturalmente non voglio per forza trasformare un inconveniente episodico in una regola, ma situazioni del genere in Liguria non sono così infrequenti e scoraggiano certamente lo spostamento in giornata per qualunque attività sportiva o ricreativa”.

Ma davvero il problema del territorio osta così tanto alla creazione di nuovi impianti, oppure gravano anche altri motivi: mancanza di risorse, difficoltà burocratiche, mancanza di stimoli a progredire?
Se si reperissero risorse e si manifestasse in qualche modo la volontà di creare almeno un nuovo impianto, sicuramente sarebbe possibile individuare anche l’area che avesse tutte le prerogative. Diciamo che scontrarsi contro i vincoli burocratici e contro tutte le regole che occorre osservare, finisce per rappresentare un ostacolo potente. E soprattutto credo che allo stato attuale non ci sia la possibilità di fare investimenti ingenti come richiederebbe la costruzione di un campo senza la garanzia tangibile di un recupero certo dell’investimento. Un dato è altrettanto certo: il numero dei tiratori aumenterebbe se ci fossero più strutture e nello stesso tempo invece i tiratori diminuiscono proprio perché alcune strutture sospendono l’attività. E negli ultimi anni in Liguria abbiamo assistito a molte chiusure”.

Qual è attualmente il panorama degli impianti presenti in Liguria?
Certamente il Tav Ventimiglia sta rappresentando l’impianto di punta della regione: è la struttura in cui faccio svolgere le finali dei Campionati regionali e in cui si svolgono abbastanza regolarmente gare a 75 e anche a 100 piattelli. Il Club del presidente Ivan Salopek ha recentemente rinnovato gli impianti: si tratta di un bicampo di fossa olimpica con un terzo campo dedito all’universale e al compak. Siamo però alla considerazione che ho formulato prima e non a caso ho parlato di quell’inconveniente che mi è occorso pochi mesi fa: Ventimiglia è al confine con la Francia e quindi, per effetto della grande distanza, è probabile che un tiratore di La Spezia faccia più frequentemente attività in Toscana che non a Ventimiglia. Quanto agli altri impianti della regione, lo stand del Veilino a Genova è il nostro impianto storico di maggior tradizione, ma è un monocampo ed è molto difficile organizzarvi gare di una certa portata. L’impianto di Genova resta, per così dire, un monumento tiravolistico di grande prestigio, al di là delle potenzialità che indubbiamente nella situazione attuale sono un po’ circoscritte. Il Tav Cairo, che è nato negli anni Ottanta con un campo di skeet e uno di compak, attualmente è chiuso perché è in fase di bonifica. Le nostre intenzioni sono quelle di farlo ripartire quanto prima perché un impianto posizionato al centro della Liguria come Cairo ha portato e continuerebbe a portare un indubbio beneficio all’attività. Infatti, a questo proposito, uno dei momenti più critici per il tiravolismo ligure è stato la chiusura dello stand del Tav Priama di Albisola una decina di anni fa. Il Tav Priama è peraltro una Società che a livello formale esiste ancora e io stesso sono tesserato a quella Società. Il bicampo della Priama era a metà strada tra Genova e Imperia e di conseguenza era la sede ideale di molta attività regionale che poteva guardare appunto alle due parti della regione. Attualmente la situazione meno favorevole è nel Levante, perché in quell’area davvero non ci sono impianti attivi. Il Tav Colla Bassa è invece una fossa olimpica in attività in provincia di Imperia. E nella provincia di Genova, oltre al Veilino di cui abbiamo detto, è tuttora in attività il campo di Favale di Malvaro, nei pressi di Rapallo: un monocampo con la fossa olimpica e lo skeet. Naturalmente però sono tanti gli impianti che frattanto abbiamo perso strada facendo: potrei citare La Spezia, Casarza Ligure, Bavari, Montoggio, Vispa, Albenga, Sanremo. Tutti impianti di grande tradizione che hanno contribuito a formare l’identità ligure del tiro a volo”.

Quanti sono oggi i tesserati della Liguria?
Siamo attestati sui 300 tesserati. Ma in 2 anni abbiamo perso certamente un centinaio di praticanti. La forte flessione dei tesserati è dovuta innanzitutto a quello che abbiamo già detto più volte: la mancanza di impianti sul territorio. In secondo luogo alla scelta di un gruppo considerevole di nostri tesserati di andare a fare attività in altre regioni limitrofe”.

Delegato Ciocca, com’è la situazione delle diverse discipline sul territorio ligure?
Oltre naturalmente alla fossa olimpica, stiamo portando avanti con convinzione la fossa universale e anche il trap uno del quale organizziamo ormai regolarmente una prova invernale e una estiva. Ma anche il compak ha un discreto bacino: proprio di nuovo a Ventimiglia ci sono molti appassionati che praticano la disciplina in quella struttura. Diciamo che si tratta però di praticanti non dediti all’agonismo, pertanto è un po’ difficile convincere i tanti che fanno allenamento al compak a misurarsi poi in gara nel circuito regionale”.

Parliamo del comparto giovanile della regione.
ll nostro Settore Giovanile può contare attualmente su una dozzina di elementi. È vero che nel comparto c’è stata una emigrazione da parte di alcuni elementi verso impianti di altre regioni, ma abbiamo saputo recuperare anche qualche ragazzo e qualche ragazza, quindi il numero dei giovani tiratori nel corso del quadriennio non è variato. C’è semmai sicuramente un’emergenza istruttori. Uno dei nostri istruttori, Marco Capurro, è attivissimo: si fa in quattro e riesce anche ad ottenere qualche buon risultato accompagnando i ragazzi e le ragazze alle gare nazionali del Settore Giovanile. Ma naturalmente il tiro a volo non è il mestiere di Capurro, come non è l’attività principale di un’istruttrice di altrettanto talento come Cristina Bertamini, che a sua volta comunque opera instancabilmente per il Settore Giovanile della Liguria sia sul piano didattico-tecnico che organizzativo. Al termine di una panoramica generale del tiravolismo ligure con qualche luce e numerose ombre, un segnale di speranza voglio però lanciarlo. Non possiamo dimenticare infatti che il Settore Giovanile della Liguria è quello che ha tenuto a battesimo Silvana Stanco che ha iniziato a sparare i suoi primi piattelli proprio da noi in Liguria. Questo è un piccolo-grande primato di cui ci vantiamo volentieri e che fa da ideale trampolino per tante altre giovani atlete e tanti altri giovani atleti che potranno scoprire il tiro a volo in Liguria e si lanceranno verso l’agonismo con successo”.


Tratto da “La parola alle regioni: Francesco Ciocca”, di Massimiliano Naldoni, Caccia & Tiro 08/2024.


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