HOFER, UNO DEI “BIG FOUR”DELLA NAZIONALE

Il nostro viaggio alla scoperta del biathlon continua con Lukas Hofer, uno dei “big-four” della nazionale italiana insieme a Wierer, Windisch e Vittozzi. Alla sua tredicesima stagione in squadra A, Hofer può vantare un palmarès di 2 medaglie olimpiche e 18 podi in Coppa del mondo ed è l’inventore dell’Hofer swing, un movimento con la carabina che permette di accorciare i tempi di uscita dal poligono.

Chi ti ha trasmesso la passione per il biathlon?
“A 4 anni avevo già gli sci ai piedi grazie alla mia famiglia: mio papà Franz faceva sci alpino, mia mamma Klara e le mie sorelle Katrin e Manuela sci di fondo. Poi a 11 anni, insieme a Katrin, ho deciso di provare il biathlon sparando con la carabina ad aria compressa: è stato amore a prima vista”.

Poi che cosa è successo?
“Da quel giorno non ho più smesso. Ho iniziato a gareggiare e a vincere, prima con l’Asd Anterselva e poi con il Comitato regionale dell’Alto Adige. A 17 anni sono entrato nel Settore giovanile della nazionale. Nel 2008 ho vinto un bronzo ai Mondiali giovanili di Ruhpolding in Baviera e nel 2009 2 ori al Mondiali Juniores di Canmore in Canada”.

Il 2009 è anche l’anno del tuo esordio in Coppa del mondo.
“Ero già stato aggregato alla squadra A l’estate precedente. L’esordio però è arrivato in Germania nel 2009 a Oberhof. Ricordo ancora tutto di quella giornata: le condizioni atmosferiche proibitive, lo speaker che annuncia il mio nome, l’applauso dei 40.000 sugli spalti. Avevo la pelle d’oca e il cuore che batteva fortissimo”.

Nella tua carriera sei salito 18 volte sul podio e hai partecipato a 3 Olimpiadi, niente male per un atleta di 31 anni.
“Non mi posso lamentare. A Vancouver 2010 ero ancora molto giovane, ricordo l’emozione di conoscere dal vivo i campioni che vedevo in televisione. Soci 2014 è stata un’esperienza unica, coronata dal bronzo nella staffetta mista. A Pyeongchang 2018 sentivamo la pressione di dover confermare il podio e così abbiamo fatto, con un altro bellissimo bronzo firmato ‘big-four’”.

Hai già messo Pechino nel mirino?
“Certo, sto lavorando in vista delle Olimpiadi di Pechino 2022 ma non nascondo che, con la coda dell’occhio, guardo anche a quelle di Milano Cortina 2026. Manca ancora molto: tutto dipenderà dalle condizioni del mio fisico e dai risultati che riuscirò ad ottenere”.

Stai per iniziare la tredicesima stagione in Coppa del mondo. Obiettivi?
“Essere costante per tutta la stagione e provare a classificarmi tra i primi 10 della classifica generale. In estate ho lavorato molto, sia sulla forza che al poligono. Ho anche realizzato con le mie mani il nuovo calciolo per la carabina: mi aiuterà a stabilizzare il tiro e a velocizzarlo un po’”.

Hai sempre lavorato sui dettagli, come quando hai inventato l’Hofer swing.
“Ero ancora molto giovane ma avevo capito che avrei potuto migliorare i tempi di uscita dal poligono. Così, dopo diversi tentativi cronometrati, ho inventato e affinato questa tecnica che mi permette di gettare velocemente la carabina dietro le spalle facendola roteare e di afferrare immediatamente la racchetta per ripartire sugli sci. Rispetto alla tecnica classica, con questo movimento si possono guadagnare fino a due secondi per sessione di tiro. Inizialmente ero l’unico a praticarlo, ora siamo in molti, specialmente tra i giovani”.

Sei tra i più esperti della nazionale. Che rapporto hai con i ragazzi più giovani?
“Ottimo. La loro passione ha portato molto entusiasmo in squadra. Sono felice di aiutarli a crescere perché rappresentano il futuro del biathlon italiano. Io però ho ancora tanta voglia di vincere!”.


“Hofer, uno dei ‘big four’ della nazionale” di Enrico Beda, Caccia & Tiro 12/2020-01/2021


 

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