ENNIO MATTARELLI E I SUOI “SEIMILAZERI”

Per i loghi Edizioni Tipoarte Bologna, collana Viaggi e Memorie, e distribuito dalla nostra Casa editrice, è stato pubblicato recentemente il volume di Ennio Mattarelli “Seimilazeri”: il ricavato delle vendite verrà devoluto a favore dell’Associazione Mario Campanacci per lo studio e la cura dei tumori muscolo scheletrici.

Un titolo sicuramente originale, per non dire curioso. Gli “zeri”, per i non addetti ai lavori, sono gli errori che nel tiro a volo si commettono fallendo i bersagli. E il grande campione bolognese – oggi ha 92 anni – nel corso della sua lunga storia sportiva ne ha contati appunto molti, come spiega lui stesso: “Un giorno, inattivo perché mi ero rotto il menisco, mi misi a calcolare quanti zeri potevo aver fatto in trent’anni di attività. Alla fine risultò un totale di circa seimila”. In queste pagine di vita vissuta intensamente, Mattarelli ci parla, con la schiettezza che gli è tipica, dei suoi successi nel tiro a volo sulle pedane di tutto il mondo, tra cui titoli mondiali ed europei sia individuai che a squadre e il prestigioso oro nella fossa olimpica ai Giochi Olimpici di Tokyo 1964. Una vita la sua, scandita anche dalla passione per la “sua Africa” e dal “sacro fuoco dell’invenzione” : “… creatore di fucili (sia a canna rigata che liscia) di vertice, geniale titolare di molteplici rilevanti invenzioni (brevettate e non) nel settore, oltre che consulente autorevole per decenni della produzione armiera d’élite (Beretta in primis); progettista e fabbricante prima di armi sportive e da caccia (dal Perazzi alla Sauer, fino alle doppiettine da cinghiale in .444 Marlin), e poi delle prestigiose macchine lanciapiattelli che continuano a popolare, in giro per il mondo, campi ospitanti competizioni anche olimpiche…”.

Proprio in occasione dell’uscita del suo libro, gli abbiamo chiesto che cosa ha rappresentato per lui mettere finalmente nero su bianco la sua vita di uomo di sport e per lo sport del tiro a volo. Ecco che cosa ci ha risposto: “ La prefazione del libro comincia così: ‘Può un fucile cambiarti la vita?’. Me l’hanno sentito dire spesso in dialetto bolognese. Se penso che quando ho iniziato a sparare non avevo così tanto entusiasmo e i miei amici mi prendevano in giro dicendo che, se uno sparava veramente bene, si vedeva in pedana. Ho cominciato con cartucce ricaricate e la doppietta del nonno. In poco tempo iniziando a vincere piccole gare a cinque piattelli sono arrivato a quelle nazionali, poi alla prima giacca azzurra. Il seguito della storia è noto e la mia vita da quel giorno è cambiata. La storia dell’evoluzione del tiro a volo mi è passata davanti agli occhi in questi lunghi anni” .

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