UNO SPORT PER TUTTI

Il tiro a segno è uno sport olimpico sin dal 1896. Un regolamento molto articolato prevede numerose specialità di tiro con pistole e carabine dalle diverse caratteristiche a distanze che variano da 10, 25, 50 e addirittura 300 metri. È un’attività sportiva adatta sia agli uomini che alle donne e richiede soprattutto concentrazione ed autocontrollo. Senza queste due qualità e un costante allenamento, non si può pensare di praticarla con successo. Infatti, è proprio anche con l’allenamento che l’atleta tende a migliorare la necessaria sinergia che viene a formarsi fra la mente ed il corpo. Deve mantenere i nervi saldi anche sotto stress emotivo e in stato di affaticamento, considerato che occorre una forte componente di resistenza per restare fermi immobili in posizione, status che può durare diverse ore. La preparazione specifica al tiro va di pari passo con quella fisica e mentale: il tiratore usa infatti l’intelligenza come la sua arma migliore per indirizzare il gesto e il suo pensiero e ha altresì, come accennato, un controllo finissimo del proprio corpo, del movimento e dell’equilibrio.

Il tiro a segno, proprio per queste sue caratteristiche, esercita un fascino particolare sui giovani, ma spesso i genitori non sono entusiasti di questa scelta per motivi legati all’impiego delle armi. Il miglior modo di superare questi pregiudizi tuttora esistenti, è lasciar spiegare agli allenatori i princìpi base della disciplina, che persegue scopi educativi ed evidenzia quanto siano importanti nell’iter formativo le regole comportamentali per l’uso coscienzioso di tali attrezzi sportivi. Inoltre, è uno sport che permette a genitore e figlio di legare, dato che possono andare insieme al poligono e trascorrere delle ore in grande e costruttiva armonia. Questa disciplina rappresenta anche un’ottima terapia per le persone disabili: non a caso è infatti è uno sport paralimpico, presente già dal 1976 alle Paralimpiadi con un regolamento tecnico che prevede la possibilità di usufruire di un supporto a molla per coloro che non hanno la forza negli arti superiori (categoria Sh2), mentre gli atleti che hanno una buona manualità e mobilità fanno parte della categoria Sh1. Il tiro con la carabina offre pertanto diverse possibilità a seconda della tipologia di disabilità e, a differenza della pistola, dove l’abbigliamento è libero, nella carabina per raggiungere risultati ottimali servono giacca da tiro, cinghia e guanto. Le gare in Italia si disputano su 60 colpi – preceduti da 15 minuti di preparazione e prova – con un’ora e 15 minuti a disposizione e un colpo per bersaglio.

Le competizioni sono aperte anche agli ipovedenti e ai non vedenti, supportati nell’andare a bersaglio dall’ascolto della frequenza dei suoni fino a raggiungere il centro del bersaglio! Le Sezioni sparse sul territorio nazionale svolgono sempre annualmente dei percorsi di avvicinamento al tiro a segno paralimpico, come ad esempio il Tsn di Pescia (Pt) che, anche quest’anno, nel totale rispetto delle regole antiCovid, ha partecipato con i propri atleti agli stage organizzati dal Comitato italiano paralimpico (Cip) e dall’Aics (Associazione italiana cultura e sport) presso il Poligono di Siena presieduto da Massimo Dreassi. Durante questi incontri di avviamento e perfezionamento, il responsabile e allenatore della nazionale paralimpica, Giuseppe Ugherani, coadiuvato da Sabrina Benucci, tecnico di III livello della carabina, e da Antonella Gabbriellini, giudice internazionale, hanno dato vita ad un’importante azione formativa che ha permesso un arricchimento culturale di tale disciplina sia agli atleti disabili che ai normodotati.

“Uno sport per tutti” di Gino Perondi, Caccia & Tiro 12/2020-01/2021.


Nella foto, un incontro formativo di avviamento al tiro a segno paralimpico, svoltosi al Poligono di Siena – Foto Tsn Pescia


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