REVELLO: “CREDO PROPRIO DI AVERCELO NEL SANGUE IL TIRO: PERLOMENO MI PIACE PENSARLA COSÌ!”

Da Rachele Amighetti a Bianca Revello quasi senza soluzione di continuità… Entriamo ancora una volta, a piccoli passi, nel mondo della fossa universale, in questo caso delle sue protagoniste. Un racconto, quello di Bianca, che fa emergere un dato su tutti: la passione per questo sport, tanto da farlo diventare un vero e proprio percorso di vita. È un punto fermo della nazionale femminile, tanto che dal 2004 ad oggi, a parte il primo anno della pandemia ed un’altra annata un po’ particolare dal punto di vista economico, può contare almeno una convocazione all’anno.

I tuoi esordi in questa disciplina.
Questa è una storia un po’ particolare, per molti in genere è il padre o un familiare ad accompagnare per la prima volta un giovane al tiro. Io invece frequentavo degli amici che lo praticavano e mi sono trovata per l’ennesima volta seduta sul muretto a guardarli. Ad un certo punto mi si avvicina una signora e mi chiede, ‘vuoi provare?’. Senza neanche avere il tempo di rispondere mi trovo il suo giubbino da tiro indosso ed il fucile in mano. Mi lanciano 11 piattelli e ne rompo 10. Tra di me dico sorniona: ‘facile questo gioco’, senza immaginare che c’è un mondo di distanza tra quei 10 bersagli dritti e gli schemi con le angolazioni reali del tiro a volo. Avevo circa 23 anni, quindi l’approccio con questo sport non è avvenuto prestissimo, a dimostrazione del fatto che ti puoi avvicinare anche da adulto, con una longevità competitiva notevole, considerando che tra i Master ci sono moltissimi over 70 super competitivi. Dopo quell’illuminante giornata, di nascosto, feci il corso per il porto d’armi, poiché mia madre non era propriamente entusiasta (adesso invece è la mia fan numero uno) e, sempre di nascosto dalla mia famiglia ma con la complicità del nonno, acquistai il mio primo fucile da tiro usato. Ovviamente non si può tenere un segreto alla propria madre per molto tempo e pertanto questo venne presto svelato. Ricordo ancora le sue parole. Mia mamma, invece di arrabbiarsi, disse: ‘Sei proprio come tuo padre’. Ecco, devi sapere che persi mio padre, ufficiale dei Carabinieri in servizio, quando avevo solo 7 anni. Di lui ho appreso molto dai racconti degli amici, ma nessuno mi aveva mai detto che era un appassionato di tiro e di caccia. Credo proprio di avercelo nel sangue il tiro: perlomeno mi piace pensarla così! Da quel giorno sono passati anni e quella passione per me è diventata un percorso di vita”.

Sei più brava nella fossa olimpica o nell’universale?
Io sono un’universalista sin dal principio, sono stata ‘battezzata’ sulle pedane di fossa universale in Liguria, al Tav Albenga che, ahimè, rientra tra i campi chiusi con mio sommo dispiacere. Ho praticato da subito entrambe le discipline con buoni risultati, ma negli ultimi 15 anni ho preferito l’universale per l’emozione che solo le gare sulle lunghe distanze mi danno. I 200 piattelli di un evento internazionale richiedono sicuramente una gestione particolare della gara che, evidentemente, mi è congeniale”.

Quando hai ricevuto la prima convocazione in nazionale?
La prima convocazione è stata al Mondiale di Cipro nel 2004, dove feci anche il mio primo 25 in maglia azzurra, con un vento che faceva ballare sia me che le canne del fucile. Fu una sensazione meravigliosa, ringrazio ancora l‘allora ct Bruno Aliprandi ed i compianti Saro Avveduto e Bruno Fasano per aver fermamente creduto in me”.

Poi sei diventata un punto fermo della squadra femminile azzurra.
Ogni convocazione dà quel brivido, quella sensazione di sfida che mi accende qualcosa. È uno stimolo meraviglioso che ti sprona a far bene per te, per la squadra e la tua nazione. È un momento di profondo orgoglio che gratifica la tua persona, vale ogni fatica o sacrificio e, credimi, per questa disciplina ne dobbiamo fare tanti. Se mi chiedi quante convocazioni ho ricevuto, credo di averne perso il conto, però non credo di sbagliarmi nel dire che dal 2004 ad oggi, a parte il primo anno della pandemia ed un’altra annata un po’ particolare dal punto di vista economico, credo di poter contare almeno una convocazione all’anno”.

I tuoi maggiori successi?
Posso affermare di aver avuto le soddisfazioni che premiano la carriera di un atleta: ho molti titoli a squadre assoluti agli Europei (6) e ai Mondiali (8) ma, ovviamente, il coronamento personale lo trovo nei 2 ori individuali ai Mondiali, 1 oro individuale agli Europei e 4 titoli italiani”.

La tua vittoria più importante?
Il Mondiale individuale del 2015 a Granada, in Spagna, perché negli anni questo campo mi aveva messo sempre in difficoltà. Non bastasse, la volta precedente in cui avevo calcato quelle pedane, nel corso della gara venne a mancare mio nonno: fu un supplizio. Approcciai così la kermesse con molta preparazione. Ero fisicamente e mentalmente allenata. Sapevo fin da subito di poter fare bene. Non il caldo torrido, con temperature superiori ai 40 gradi, e neppure qualche raffica di vento potevano più mettersi tra me e la determinazione di dominare quel campo. E così è stato, con un bellissimo 193 su 200. La gara perfetta condivisa con tutti i compagni di nazionale. Mi porterò tutto nel cuore per sempre”.

Professionalmente hai ricoperto ruoli importanti, prima in Beretta e Perazzi e in Nobel Sport.
Ad un certo punto il tiro è diventato un vero lavoro, ringrazio la Beretta che mi ha formato e che per prima ha creduto professionalmente in me, un percorso stimolante, ma sentivo il bisogno di completare la mia laurea in Giurisprudenza e così ho fatto, rientrando in Liguria e specializzandomi in diritto commerciale internazionale. Poi è arrivata la chiamata più bella che potessi ricevere e sono stata per 6 meravigliosi anni il direttore commerciale della Armi Perazzi Spa, trovando una famiglia nelle persone che mi hanno accolto e che, ancora oggi, sono presenze fondamentali nella mia vita. Dopo due esperienze tanto importanti nel mondo delle armi ho voluto saziare la mia curiosità sul mondo del tiro a 360 gradi affrontando la sfida delle cartucce, con la direzione commerciale di Nobel Sport Italia dove sono riuscita, con il supporto di una splendida squadra, ad aprire nuovi mercati internazionali e a vivere degli anni molto intensi. Infine, ho fatto una scelta che ha messo al centro la mia famiglia e mi ha permesso di esplorare un mondo più istituzionale affiancando le imprese nei processi di internazionalizzazione con il mio attuale lavoro in Confindustria. Il tiro è parte della mia vita anche come istruttrice Issf Cat. B internazionale e istruttrice Fitasc”.

Obiettivi per questa stagione agonistica?
Questi ultimi due anni di Covid ed ora la crisi tra Russia e Ucraina hanno reso il mio attuale lavoro determinante per molte aziende e talvolta sacrifico un po’ della mia vita privata per poter aiutare gli altri, convinta che quel poco o tanto che facciamo ci possa soltanto tornare a favore. Il tiro è un regalo bellissimo per me, fare piani adesso non è semplice, ma il 22 è il mio numero fortunato, pertanto aspetto di vedere che cosa mi porterà”.


Tratto da “Ladies dell’universale si raccontano”, di Stefano Terrosi, Caccia & Tiro 05/2022.


Bianca Revello può affermare di aver avuto le soddisfazioni che premiano la carriera di un atleta: molti i titoli a squadre assoluti agli Europei (6) e ai Mondiali (8) ma, ovviamente, il coronamento personale lo ha trovato nei 2 ori individuali ai Mondiali, nell’ oro individuale agli Europei e nei 4 titoli italiani.


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