Che l’anno 2020 con le sue conseguenze su molteplici piani abbia trasformato un po’ tutto il mondo sportivo e quindi anche il tiro a volo, lo decreta senza mezzi termini pure il direttore tecnico della nazionale di fossa universale Sandro Polsinelli. “Certamente che è cambiato qualcosa – sentenzia il medico di Sora al quesito in proposito – ed è un qualcosa del quale apparentemente si può fare anche a meno, ma che tuttavia rappresenta il principio fondante dell’attività sportiva: è lo spirito di partecipazione. Non siamo gli stessi di prima, è impossibile negarlo. Il Covid ha trasformato l’aspetto psicologico dello sport e degli sportivi. Se guardo alla stagione che si è appena conclusa, cosa vedo? Vedo, ad esempio, che è mancato un vero Mondiale. C’è stato, sì, un Mondiale che tecnicamente, per i nostri atleti, è stata una bella prova, ma è stato un Mondiale in cui, di nuovo per scendere all’esempio, mancavano gli atleti del Sud Africa e dell’Australia, che, come posso testimoniare dalle dichiarazioni che ho raccolto un anno fa, avrebbero invece affollato le nostre pedane se si fosse svolto in condizioni normali. Ed è stato un Mondiale in cui la Francia, una delle scuole più importanti del mondo, non ha presentato le squadre ufficiali, ma è stata presente solo con singoli atleti che hanno partecipato di propria iniziativa. E lo stesso potrei dire per tante altre scuole importanti dell’universale. Inoltre, non abbiamo disputato l’Europeo, anche se quella gara, quantomeno nello spirito complessivo, è stata ben sostituita dal Grand’Europa che abbiamo svolto al Tav Delle Alpi”. È certo che il grande stravolgimento prodotto dall’emergenza sanitaria nel 2020 ha interessato essenzialmente le attività olimpiche perché è stato proprio il rinvio dei Giochi di Tokyo a creare una situazione mai verificatasi in precedenza nella storia delle Olimpiadi. Ma le discipline non olimpiche hanno subito un contraccolpo analogo? “Non lasciamoci, per così dire, ingannare – dichiara Polsinelli – dall’assunto che gli atleti della fossa universale siano dei dilettanti: nel senso filologico del termine, ovvero che si tratti di cultori di un’attività sportiva essenzialmente ludica. Perché in realtà il tiratore dell’universale cura l’aspetto agonistico esattamente come un tiratore delle discipline olimpiche. E questo lo dicono i punteggi di alcune competizioni. Ci sono dei 199/200 di Ed Ling che è un notissimo atleta britannico che fa il tiratore di professione, ma 199/200 lo ha conseguito anche Muoio, sebbene Gianluca non sia un professionista nel vero senso della parola. Ma si tratta ugualmente di un atleta attentissimo alla preparazione tecnico-atletica e agonistica. Ed è altrettanto vero che nell’universale dei nostri giorni la media del 24 non porta ad esempio sul podio. Tutto questo per dire che le discipline non olimpiche non appartengono per definizione al programma dei Giochi, ma i loro specialisti sono atleti in piena regola! Pertanto il contraccolpo del Covid ha certamente pesato anche su tutti noi universalisti. Io però sono ottimista: sono convinto che il Covid prima poi sarà debellato o comunque non rappresenterà più la minaccia che costituisce adesso e quando ripertiremo a gareggiare come prima, tutto sarà di nuovo normale. Ci alleneremo in tutta libertà, torneremo a girare il pianeta in lungo e in largo per seguire la nostra passione sportiva e finalmente ci abbracceremo e stringeremo la mano al vincitore di ogni gara!”.
“I direttori tecnici alla prova del futuro” di Massimiliano Naldoni, Caccia & Tiro 12/2020-02/2021.