È davvero un piacere, credetemi, intervistare Antonietta Zaino. Ma soprattutto conoscerla. L’empatia si percepisce subito, anche se come tramite in quel preciso momento hai un telefono a disposizione. E la disponibilità è totale. Quasi disarmante, considerato che era reduce dagli impegni legati alla disputa del quarto Gran Premio di skeet Issf sulle sue amate pedane (il Tav Zaino di Durazzano (Bn) – Nda) e che erano ancora in corso i lavori di sistemazione post gara.
Quando si devono organizzare eventi di portata nazionale come un Gp, quanto tempo prima fervono i preparativi e come vengono divise le attività tra i vari componenti dello staff?
“In base alla nostra esperienza, diciamo che si inizia a progettare nel momento in cui viene assegnata la gara. Il controllo di tutte le attrezzature tecniche (macchine, centraline, …) può richiedere anche un mese di tempo, a seconda delle necessità. Della parte campi (tecnica), se ne occupa il Direttivo al completo, mentre per l’ospitalità e l’accoglienza ci affidiamo a strutture alberghiere e di ristorazione convenzionate, oltre che ai membri delle nostre famiglie. L’organizzazione, nonché il coordinamento, spettano a me in quanto Responsabile”.
Una piccola parentesi sulla storia del vostro Tav e su come è strutturato.
“L’impianto è stato ufficialmente inaugurato nel 1986 e a tutt’oggi gestito dal presidente fondatore, mio padre Frank che, coinvolgendo ben 3 generazioni, oggi conta anche sul contributo dei nipoti Giuseppe ed Alessandra. Un traguardo importante anche questo: condividere con la propria famiglia le proprie passioni. La struttura consta di 6 campi di skeet e compak: 5 invece sono di fossa olimpica e fossa universale. Abbiamo una Clubhouse abbastanza capiente, che si sviluppa su oltre 300 metri quadrati, dotata di servizio armeria, segreteria, area relax per i soci, servizio ristoro. Il punto forte devo dire è l’ampio spazio verde: più di 30.000 metri di verde attrezzato per area picnic e non solo”.
Nel palmares societario quali sono i titoli a cui siete più legati?
“Oltre ai numerosi titoli e podi ad eventi di rilievo dei tanti soci tesserati, devo ‘purtroppo’ parlare di me e del mio ruolo come componente della squadra azzurra femminile di skeet dal 1990 al 2004: pluricampionessa italiana e qualche bella medaglia a livello internazionale riempiono la nostra bacheca. Come le oltre 6 medaglie al Valore atletico Coni vinte in qualità di atleta e la Stella al Merito sportivo in veste di dirigente sportivo. Abbiamo avuto moltissime soddisfazioni sia dal team del trap che dello skeet. Però il nostro punto di orgoglio è stato e resterà sempre la designazione come Società ospitante delle Universiadi di Napoli 2019. Un vero vanto per noi, ne siamo tuttora molto orgogliosi, così come il paese di Durazzano”.
Avviamento allo sport: quali sono le iniziative a cui partecipate o che portate avanti in autonomia?
“Siamo felicissimi del Progetto Neofitav, che è partito qualche anno fa ed è stato un bel successo. Ottima come iniziativa per avvicinare più praticanti alle pedane: nel beneventano il tiro a volo non era molto conosciuto, perlomeno lo era tantissimi anni fa. Quindi per la nostra zona è stato molto determinante questo Progetto, che ha consentito di ‘crescere’ 5-6 acclamati nuovi tiratori. Un’iniziativa che, in maniera ufficiosa, noi abbiamo sempre caldeggiato. Sin dall’apertura dell’impianto. Vedere una nostra idea ufficializzata, in un progetto come quello Neofitav, è stata un’altra bella soddisfazione”.
Tra i vostri tesserati, c’è un tiratore o una tiratrice, che ha raggiunto il record di tesseramento “più longevo”?
“Il tiro a volo per noi è anche famiglia. Abbiamo molti tiratori con cui ormai siamo invecchiati. Non posso tuttavia esimermi dal menzionare, in particolare, Vincenzo Lettieri e Sergio Caccavale per il trap e Alfredo Telese e Mimmo Angri per la mia amata disciplina dello skeet”.
Per te, ex tiratrice di skeet, il Gp Issf ti ha emozionato in modo particolare: perché?
“È stato emozionante perché ho avuto modo di rivivere ciò che mi faceva battere forte il cuore: prima di una finale, o di iniziare la gara, quando mi accingevo in prima pedana saliva un po’ l’adrenalina e quell’emozione ho potuto riviverla con i miei figli ormai grandi e, a differenza di quando mi seguivano sui campi da piccolissimi, questa volta hanno vissuto realmente ciò che questo mondo ha rappresentato per me. Hanno percepito la differenza, rispetto a quando per forza di cose assistevano passivamente e per loro era solo boom boom mamma”.
Progetti nel cassetto o in divenire?
“I progetti ci sono sempre fortunatamente. Parlerei però più di programmazione, perché alla fine di ogni stagione agonistica si valutano un po’ le cose importanti da fare e per gli impianti di tiro a volo le opere di mitigazione ambientale sono sempre al primo posto. Oltre a qualche intervento di manutenzione straordinaria, siamo sempre orientati verso quelle opere che possano garantirci una serenità maggiore nei confronti dell’ambiente. È sempre questa la nostra priorità”.
Quali sono le gare societarie ormai diventate delle classiche?
“Abbiamo il Trofeo della Rinascita di fossa olimpica, che ricorda la ricostruzione e la ripartenza della nostra Società a seguito di un devastante incendio del 1994. Una grossa cicatrice che ancora ci portiamo dentro. Hanno prevalso però la voglia di non mollare e la ripartenza e, come disse un giornalista all’epoca, ‘Stringi i denti Frank’ e così facemmo. Siamo poi ripartiti nel 1995 e molti, ancora oggi, ci chiedono di organizzarlo. In genere si disputa il 1° maggio”.
Si può parlare di vostri “punti di forza”?
“Riusciamo all’occorrenza ad essere tiratori, istruttori, armeria e armaioli, calcisti, consulenti legali e tecnici. Ma ciò che è più gratificante è sapere di essere la seconda casa di molti tiratori, perché alla fine diventano ‘famiglia’ anche loro”.
Antonietta “Tonie” Zaino: donna di sport, per lo sport e imprenditrice. Come riescono a convivere al meglio queste “anime”?
“Relativamente a questa domanda, posso solo dire che non sono mai riuscita, purtroppo, a seguire valori diversi da quelli dettati dal mio cuore e quindi non mi considero ‘imprenditrice’. Il mio forte è coordinare le cose affinché in esse possano confluire gli interessi e i desideri di molte persone e così ho sempre gestito le varie ‘anime’ che convivono in me. Ovviamente, ad agevolare il tutto c’è sempre stata la mia famiglia (mamma e suocera in particolare), oltre al fatto di essere nata donna (Tonie a quest’ultima frase sorride – Nda)”.
Per chiudere questa piacevole chiacchierata, le domando, a proposito di come le persone sono solite chiamarla, qual è il nome più “utilizzato”: “Tonie, Antonella, Antonietta, Tonia… confesso che qualche volta percepisco una responsabilità diversa per ogni nome, ma questo sarebbe troppo lungo da spiegare!”.
Tratto da “A tu per tu con Antonietta Zaino”, di Francesca Domenichini, Caccia & Tiro 09/2023.
Antonietta Zaino: la sua famiglia gestisce da 3 generazioni l’omonimo impianto di Durazzano (Bn).