GIUSEPPE DI GIORGI: “TUTELARE I PICCOLI CAMPI”

Il suo paese d’origine è Catalvuturo, nel palermitano e ormai da 21 anni si occupa di tiro a volo, prima come praticante, successivamente in qualità di dirigente. Giuseppe Di Giorgi è al suo debutto nell’Esecutivo della Fitav, ma di esperienza fuori e dentro le pedane ne ha davvero molta…

Come e quando nasce la tua passione per il tiro a volo?
Nasce sin da bambino. Mio padre e tutti i miei zii in famiglia erano cacciatori e da lì a entrare in contatto con il tiro a volo il passo è stato breve. All’epoca infatti in sede locale si sparava ogni tanto a qualche piattello tramite una piccola macchina azionata a mano, la ‘diavola rossa’, tanto per divertirsi con serie da 15. Da lì ho iniziato a sparare qualche colpo, andando anche a segno, con l’automatico Beretta 301 di mio padre, che ancora ho, per cui il gioco ormai era fatto. La scintilla era scoccata! Successivamente ho continuato a tirare, in modo sporadico però, ai campi di Termini Imerese e di Traversa, sino a quando, nel 1993-1994, il Comune dove risiedo, Catalvuturo, costruì un monocampo di fossa olimpica, tuttora esistente. Poi nel 1997, con l’aiuto determinante di Saro Avveduto e dell’allora presidente provinciale Fitav Lorenzo Giliberti, sono riuscito ad aprire questo campo di tiro a volo con un’Associazione locale e a farlo funzionare. Quindi, in maniera costante e seria, la mia carriera di tiratore e di dirigente va fatta risalire a quel periodo. E grazie alla mia intensa attività da presidente della Società di Catalvuturo fui proposto come delegato provinciale di Palermo, ricoprendo l’incarico per due mandati consecutivi. Dopodiché sono stato eletto nel 2008 presidente del Comitato regionale Fitav, mansione rinnovata per due volte sino all’incarico odierno di consigliere nazionale”.

Hai una lunga esperienza come politico nel tuo Comune e di dirigente sportivo nella tua Regione: quali sono gli obiettivi principali di questa nuova avventura nell’Esecutivo federale?
Sì, è vero. Ho una lunga esperienza politica. Da quasi 20 anni sono consigliere e presidente del Consiglio dell’Unione dei Comuni. E qualche mese fa sono stato candidato sindaco: una sfida che non ho vinto ma che mi ha dato ugualmente grandi soddisfazioni. Tra gli obiettivi principali, portare un contributo alla Federazione e allo sport che amo basandomi sulle esperienze personali sia come amministratore locale che come dirigente sportivo regionale. L’esperienza più importante che ho fatto è quella di componente della Giunta regionale del Comitato italiano paralimpico e di esponente di quella regionale del Coni Sicilia. Ruolo, quest’ultimo, che ancora ricopro. Questi compiti istituzionali mi hanno permesso di imparare molto e di avere l’opportunità di inquadrare al meglio tutto lo sport, non solo il tiro a volo. Relativamente al nostro mondo, invece, mi sono reso conto, nei vari confronti con i colleghi delle altre Regioni, che in Sicilia c’è uno spaccato che rappresenta davvero una grande parte del tiro su scala nazionale. Ha un valore aggiunto per noi, perché le difficoltà, rispetto a quelle del Nord, che vivono le nostre Associazioni e i tiratori per praticare questo sport sono enormi. Eppure i numeri e l’attività portata avanti dicono che la Sicilia è tra le prime Regioni d’Italia, soprattutto nella fossa olimpica, sia per partecipazione ai Campionati d’Inverno e nazionali, sia come numero di Società e tiratori. Il problema principale, che durante la mia attività come dirigente ho rilevato, è quello dell’inadeguatezza di circa un 70% delle nostre strutture. Così come si evidenzia una arretratezza della preparazione dei dirigenti sociali. La sfida delle sfide che abbiamo davanti, che dovremmo avere presente tutti, è pertanto quella di riuscire a tutelare e a salvaguardare questi piccoli e piccolissimi campi, evitandone la chiusura. Sono una fucina di tiratori per i grandi impianti. Rappresentano un avamposto federale di vitale importanza, che dobbiamo cercare di far crescere, consentendo loro di adeguarsi sempre più alle normative vigenti”.

Quale ritieni potrà essere il tuo contributo personale per la crescita del nostro sport a livello nazionale?
Non ho la presunzione di pensare di sapere tutto, dato che sono alla mia prima esperienza nel Consiglio Fitav. Innanzitutto ho molto da imparare su come viene gestito e regolamentato il tiro a volo su scala nazionale da coloro che hanno più esperienza di me. Dal presidente Rossi a Paolo Fiori, fino a tutti gli altri consiglieri. Come contributo vorrei portare un apporto di idee: poiché sono un amministrativo di una società di informatica di proprietà del Comune di Palermo, il mio modo di vedere è sempre quello di puntare all’innovazione tecnologica, all’informatizzazione. È musica per le mie orecchie sentire che quest’anno finalmente le affiliazioni, il tesseramento si faranno online. Spero che questa strada porti anche a classifiche e programmi di gara online per gestire bene e seriamente le categorie, il valore dei tiratori. Da questo punto di vista mi rendo conto però che le Associazioni sono più in ritardo della Federazione, perché sono pochissime quelle al passo con i tempi. In Sicilia, ad esempio, abbiamo 40 Società e sono poche quelle in grado di gestire sotto il profilo informatico e tecnologico questi processi”.

Sin qui abbiamo conosciuto Giuseppe Di Giorgi pubblico. Ma chi è Di Giorgi privato?
Sono sposato da 26 anni e ho 4 figli: la grande, Federica, il prossimo anno diventerà medico; la secondogenita, Francesca, è anche lei studentessa universitaria; Martina è una liceale e il piccolo della famiglia fa la prima media. Mentre mia moglie è una collaboratrice scolastica. Spero che anche per mio figlio, prima o poi, come è accaduto a me, possa scoccare la scintilla per il tiro a volo. Nei miei sogni come dirigente federale? Riuscire ad accompagnare una volta i nostri atleti alle Olimpiadi: se si realizzasse coronerebbe tutto un percorso e una vita di sacrifici”.


“Giuseppe Di Giorgi: ‘tutelare i piccoli campi’” di Carlofrancesco Manstretta, Caccia & Tiro 2/2021.


 

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