2024: UN ANNO A TUTTO CAMPO

Ormai da numerose stagioni il 2024 evoca indiscutibilmente un evento: l’Olimpiade di Parigi. È vero che la trentatreesima edizione dei Giochi occupa fortemente i nostri pensieri, come è già avvenuto nell’imminenza di ogni scadenza di questo genere, ma è altrettanto vero che l’atmosfera generale in cui si colloca questa volta l’avvenimento a cinque cerchi proietta su questa stagione una luce particolare. I miei lettori più affezionati ricorderanno certamente che proprio in questi interventi negli ultimi mesi ho segnalato quanto sia stato faticoso a livello internazionale difendere le sorti del nostro sport: e in questo caso parlo in senso più ampio di tiro a volo e di tiro a segno. In alcuni incontri che ho intrattenuto in questi mesi con il presidente del Cio Thomas Bach abbiamo convenuto senza mezzi termini sul ruolo di primo piano che le discipline del tiro hanno svolto fino dalla prima edizione dei Giochi Olimpici della modernità e perfino, come ribadito più volte, sul personale gradimento nei confronti delle nostre specialità espresso da parte del fondatore dei Giochi moderni De Coubertin che, sotto il profilo sportivo, si definiva proprio un tiratore. Abbiamo anche sperimentato, però, quanto le esigenze e le istanze del mondo contemporaneo incidano su elementi che la tradizione descriveva come intangibili e nel mio ruolo di massimo dirigente dell’Issf ho dovuto quindi letteralmente lottare in sede internazionale per evitare che le discipline del tiro fossero confinate in un ruolo periferico del programma olimpico o che se ne paventasse addirittura l’esclusione. Perché dunque il 2024 può e deve essere un anno a tutto campo? Perché mai come adesso occorre che tutti gli appassionati e tutti le appassionate di tiro avvertano la necessità di farsi parte attiva della rivendicazione di un ruolo storico che nello sport il tiro svolge appunto ormai da secoli. Con i colleghi del Consiglio federale abbiamo infatti varato un calendario dell’attività nazionale della Fitav che guarda alle esigenze del praticante e della praticante. E l’anno che si è appena aperto – in senso agonistico – richiederà proprio che si avverta significativamente la presenza di tutto il nostro mondo tiravolistico italiano sulle pedane della nostra nazione per ribadire a gran voce non soltanto il nostro indiscusso diritto ad esistere, ma anche la volontà di noi tutti e noi tutte di raccogliere con fierezza il testimone di una tradizione sportiva che ha attribuito vittorie importanti – per numero e per qualità – proprio in sede olimpica allo sport italiano. Quanto ai Giochi che sono alle porte, appunto, ci presentiamo con tante credenziali positive: con la certezza di un gruppo di atlete e di atleti che ha lavorato e sta lavorando con grande serietà a fianco di un pool di direttori tecnici di riconosciuto valore e di uno staff di comprovata competenza. Poi, certo, lo sport è quella meravigliosa pratica in cui a tante certezze costruite con perseveranza si contrappongono alcune incognite inevitabili. C’è sempre una gara da affrontare in cui l’imponderabile può giocare il suo ruolo. Ma la confidenza con la propria pratica grazie ad un accurato e serio lavoro è la miglior credenziale con cui una atleta e un atleta possono presentarsi ai nastri di partenza. Ed è con la forza di quelle credenziali che giocheremo, tutte e tutti insieme, il nostro 2024 a tutto campo.


“Linea di tiro”, di Luciano Rossi, Caccia & Tiro 02/2024.


Luciano Rossi: “Nel mio ruolo di massimo dirigente dell’Issf ho dovuto letteralmente lottare in sede internazionale per evitare che le discipline del tiro fossero confinate in un ruolo periferico del programma olimpico o che se ne paventasse addirittura l’esclusione”.


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