È sempre crescente l’attenzione riservata alla salvaguardia di ambiente e biodiversità. Lo vediamo, a livello europeo, con l’iter della legge sul ripristino della natura, ma anche con la nuova Politica agricola comunitaria (denominata Strategia nazionale per la Pac 2023-2027), che stabilisce la destinazione di almeno un terzo di tutti i finanziamenti previsti a interventi per la tutela e il miglioramento dell’ambiente agricolo. Si inserisce proprio in questo contesto anche la recente pubblicazione, a inizio settembre, del riassunto per decisori politici del Rapporto sulle specie aliene realizzato dall’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services). Era stato proprio l’Ente internazionale, infatti, ad aver collocato le specie aliene invasive tra i cinque maggiori fattori diretti di perdita della biodiversità, insieme a inquinamento, distruzione e degradazione di habitat, prelievo di risorse biologiche e cambiamenti climatici. Secondo quanto riportato dall’Ipbes, più di 37.000 specie aliene sono state introdotte dalle attività umane in tutte le regioni e i biomi della Terra. “Le segnalazioni di specie più invasive – si legge in un comunicato ISPRA sul Rapporto – sono state rilevate nelle Americhe con il 34% di tutte le segnalazioni, seguite da Europa e Asia centrale (31%), Asia Pacifico (25%) e Africa (7%). Tre quarti delle segnalazioni riguardano gli ecosistemi terrestri, principalmente boschi e foreste temperate e boreali. Poche segnalazioni riguardano gli ecosistemi marini, segnando l’importanza e la priorità di approfondire il monitoraggio del fenomeno anche in questi ecosistemi. Secondo il rapporto dell’Ipbes, le specie aliene invasive costano al mondo almeno 423 miliardi di dollari ogni anno e sono diventate una delle principali minacce alla diversità della vita sulla Terra. Gli autori hanno scoperto che il costo delle invasioni biologiche è aumentato del 400% ogni decennio dal 1970 e, secondo le previsioni, continuerà a salire negli anni a venire”.
In tempi nei quali gli investimenti per la salvaguardia della natura sono ingenti è anche impressionante, in termini economici, vedere invece quali sono i costi provocati dalla diffusione delle specie aliene. Sono di fatto i costi del mancato controllo e della mancata prevenzione, azioni che invece secondo gli esperti sono possibili e che sono anche uno degli obiettivi concordati alla Cop15 sulla biodiversità dello scorso dicembre a Montreal, tra i 23 target globali da raggiungere entro il 2030. Leggiamo ancora nel comunicato ISPRA che “una delle principali preoccupazioni segnate nel Rapporto è la perdita dell’unicità delle comunità di vita. Man mano che aumentano le specie aliene invasive e che queste diventano più invasive in tutto il mondo, le comunità biologiche appaiono più simili, la composizione, la struttura e le funzioni degli ecosistemi e la loro resilienza si indeboliscono”. Nel nostro Paese la situazione, secondo la banca dati ISPRA, è di oltre 3.500 specie aliene identificate, di cui 3.363 attualmente presenti. Prevenzione e gestione, come dicono scienziati e consessi internazionali, sono gli strumenti principali per contrastare quella che è una delle maggiori cause di perdita della biodiversità. Tuttavia, pensando a questi fondamentali strumenti che abbiamo a disposizione, è difficile non riportare alla mente anche le ideologiche lotte animaliste a cui assistiamo quando nel nostro Paese vengono utilizzati, ad esempio nel caso della nutria.
Occorre allora una ridefinizione di ciò che si intende per salvaguardia dell’ambiente e corretta gestione, un cambio di paradigma che anche il mondo venatorio sostiene ormai da tempo e che, ancora troppo spesso, vede alcune associazioni animaliste e anche parte della politica arroccate su posizioni ormai sorpassate, antiscientifiche, dannose per l’ecosistema e anche, come ci raccontano i dati IPBES, dal costo economico estremamente salato.
“Primo piano”, di Valeria Bellagamba, Caccia & Tiro 10/2023.
Secondo quanto riportato dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, le specie aliene invasive costano al mondo almeno 423 miliardi di dollari ogni anno e sono diventate una delle principali minacce alla diversità della vita sulla Terra – Foto IPBES