Quest’anno per la Giornata mondiale delle Zone umide, che cade venerdì 2 febbraio, è stato scelto come luogo simbolo (e simbolico) per celebrarla l’India. Per il suo ruolo determinante, al pari degli altri Stati firmatari della Convenzione di Ramsar (istituita nel 1971), nella conservazione di questi habitat fondamentali per la loro ricchezza in biodiversità e per il benessere della popolazione mondiale. L’India, che aderisce alla Convenzione sin dal 1982, ha inserito, a partire dal 2014, altri 75 siti di importanza internazionale. Nell’elenco dei Paesi aderenti a questo impegno condiviso anche l’Italia, con ben 57 siti presenti nella Lista Ramsar. Ma, indipendentemente dalla loro designazione, “la filosofia della Convenzione – sottolinea un comunicato stampa di Federcaccia – è la conservazione di questi habitat per gli uccelli acquatici. Un impegno e un risultato che, dati alla mano, è stato realizzato dalla comunità dei cacciatori”. Cifre alla mano, equamente bilanciate da un’intensa quantomai proficua attività scientifica, che testimoniano come il mondo venatorio abbia sotto la sua tutela gestionale qualcosa come 25.000 ettari di Zone umide. Il che significa avere come risultati certi una significativa presenza di tali specie in autunno e in inverno e una conseguente nidificazione. L’auspicio è quindi che tanto le Amministrazioni pubbliche quanto le Autorità preposte recepiscano fino in fondo il valore di questo contributo, portato avanti tra l’altro a proprie spese dai cacciatori, favorendoli “nella creazione e nella gestione di aree umide, un bene prezioso di cui può godere tutta la società”.
Per celebrare la Giornata mondiale delle Zone umide è stata scelta quest’anno come “luogo simbolo” l’India. Sono habitat fondamentali per la nidificazione degli uccelli acquatici, alla cui conservazione contribuiscono fattivamente anche i cacciatori – Foto The Convention on Wetlands
